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Come se fosse tornata ai tempi buoni, il suo orgoglio e il suo affetto si ribellavano improvvisamente alla violazione segreta della figlia, al sacrificio di tutto il suo avvenire, senza sapere nemmeno il nome dell'uomo cui doveva abbandonarla nella disperazione della morte.

Il ridicolo, che sarebbe stato congiunto ad una manifestazione di infondata gelosia, lo intimoriva altrettanto quanto la bassezza di un insidioso spionaggio. Gli pareva così inammissibile e folle e insussistente l'ipotesi di poter essere la vittima di un tradimento, che la sua intelligenza, il suo cuore, il suo buonsenso vi si ribellavano energicamente.

Sulla terrazza, due sole cose vivevano e si ribellavano all'influsso moderatore di quella notte: all'occhio di Clelia un brillante, che con la fredda e superba indifferenza delle pietre preziose continuava a mandare un raggio fulgidissimo che pareva fuoco liquido; nell'angolo oscuro formato dalla muraglia, il sigaro di Giorgio che bruciava come un piccolo vulcano in permanenza.

Mentre la nave che doveva trasportare lo Czar da Pietroburgo a Kronstadt saltava in aria, mentre due reggimenti si ribellavano a Mosca, mentre una colonna di condannati in Siberia marciava in armi verso gli Urali, un manipolo di fuorusciti sbarcava in Crimea e metteva in fiamme le province meridionali dell'impero.

Il signor Guerini era tutto irritato, e andava avanti e indietro per la stanza pensando al danno che gli recava quello sciopero, alle commissioni che non poteva eseguire, e più di tutto a quella gente, alla quale avea dato lavoro, a tutti quei contadini, che gli dovevano l'esistenza e che ora gli si ribellavano.

Tutta gente che le faceva una corte assidua e chiassosa: tutta gente che si era innamorata di lei, perchè l'innamorarsene era di buon genere, e perchè i «nervi che si ribellavano» promettevano il quieto vivere e l'uguaglianza.

Il vecchio Melica, acceso in volto, narrava che i contadini erano stanchi di soffrire, che si ribellavano, scioperavano, uccidevano!... Dove?... Quando? chiedevasi da voci strozzate. Poco lontano... Più lontano... Nel Mantovano... Più in qua... Sul Comasco... ... a Gallarate... ... da per tutto... Tutti parlavano: il lavoro languiva. Un guardiano passò: poi il padrone stesso, pallido, arcigno.

Mai gli riconobbi una grazia, un vezzo; mai ebbi per lui un pensiero che non fosse ostile. Quando ero costretto a toccarlo, quando mia madre me lo porgeva perché io lo baciassi, provavo per tutta la pelle lo stesso raccapriccio che m'avrebbe dato il contatto d'un animale immondo. Tutte lo fibre si ribellavano; e i miei sforzi erano disperati.

«Hanno detto che il male maggiore della Sicilia era la tirannia dei subbaffitti, contro la quale ferocemente i contadini si ribellavano: ed egli poteva e doveva andare man mano sui luoghi e istituire Commissioni di probiviri e veder di comporre, di accomodare, di migliorare i contratti agrari.