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Aggiornato: 29 giugno 2025


26 Odorico, che maestro era di guerra, in pochi colpi a tal vantaggio venne, che per morto lasciò Corebo in terra, e per le mie vestigie il camin tenne. 27 Ma tutto è indarno; che fermata e certa più tosto era a morir, ch'a satisfarli. Poi ch'ogni priego, ogni lusinga esperta ebbe e minacce, e non potean giovarli, si ridusse alla forza a faccia aperta.

CARIZIA. Vi priego a spiegarmi il vostro desiderio con le piú brevi parole che potete. DON IGNAZIO. Signora della vita mia e perdonatime si ho detto «mia», ché dal giorno che la viddi la consacrai alla vostra cara bellezza, io non desio altro in questa vita che essere vostro sposo: e perdonate all'ardire che presume tanto alto.

E ’l santo sene: «Acciò che tu assommi perfettamente», disse, «il tuo cammino, a che priego e amor santo mandommi, vola con li occhi per questo giardino; ché veder lui t’acconcer

130 trovando idonia scusa al priego regio, che non stia allo spettacolo ordinato. Altri doni gli avea fatto, col pregio de la non sua vittoria, il signor grato; e sopra tutto un amplo privilegio, dov'era d'altri onori al sommo ornato. Lasci

voi dite, e io faro` per quella pace che, dietro a' piedi di si` fatta guida di mondo in mondo cercar mi si face>>. E uno incomincio`: <<Ciascun si fida del beneficio tuo sanza giurarlo, pur che 'l voler nonpossa non ricida. Ond'io, che solo innanzi a li altri parlo, ti priego, se mai vedi quel paese che siede tra Romagna e quel di Carlo,

40 Or sopra ciò vostro consiglio chieggio: se partirmi di qui senza far frutto, o pur seguir tanto l'impresa deggio, che prigion Carlo meco abbi condutto; o come insieme io salvi il nostro seggio, e questo imperial lasci distrutto. S'alcun di voi sa dir, priego nol taccia, acciò si trovi il meglio, e quel si faccia.

Il che accioché compiutamente si possa fare, umilmente priego Colui, il quale di spezial grazia lui trasse, come leggiamo, per alta scala a contemplarsi, che me al presente aiuti, e, in onore e gloria del suo santissimo nome, e la debole mano guidi, e regga lo 'ngegno mio.

GHERARDO. Tu mi perdonarai. Se gli è cotesto, te la renuncio. E lasciamo stare ch'io penso che, se la tua figliuola ha fatto ciò, l'abbi fatto perché la non voglia me. Ma penso anco ch'ella abbi tolto altri. VIRGINIO. Nol creder, Gherardo. Credi ch'io tel dicesse? Ti prego che non vogli guastar quel che è fatto. GHERARDO. Io ti priego che non me ne parli. VIRGINIO. Oh! Vòi mancar della tua parola?

Ed ella a me: <<Chi t'ha dunque condotto qua su` tra noi, se giu` ritornar credi?>>. E io: <<Costui ch'e` meco e non fa motto. E vivo sono; e pero` mi richiedi, spirito eletto, se tu vuo' ch'i' mova di la` per te ancor li mortai piedi>>. <<Oh, questa e` a udir si` cosa nuova>>, rispuose, <<che gran segno e` che Dio t'ami; pero` col priego tuo talor mi giova.

Pero` ti priego, e tu, padre, m'accerta s'io posso prender tanta grazia, ch'io ti veggia con imagine scoverta>>. Ond'elli: <<Frate, il tuo alto disio s'adempiera` in su l'ultima spera, ove s'adempion tutti li altri e 'l mio. Ivi e` perfetta, matura e intera ciascuna disianza; in quella sola e` ogne parte la` ove sempr'era,

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