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Aggiornato: 18 maggio 2025


«L'amore non ragiona. Le controversie che io incontrava, mi erano sprone a tentare ogni mezzo di riuscita. Pregai, piansi, posi in opera tutte le arti che ad onesta fanciulla suggerisce la passione: Carlo fu mio. «Il giorno delle nozze si passò in feste e tripudii. Alla sera, congedati i parenti e gli amici che avevano assistito alla cerimonia, il mio sposo uscì di casa per pochi istanti.

Non dubitavo che miss Yves l'avesse visitato. Interrogai il custode, ma non ne potei spremer niente. Gliela descrissi, lo pregai di fare attenzione ai visitatori, caso che la signorina ci capitasse. Mi pareva probabile che volesse rivedere la pietra di Shelley prima di partire per la Germania.

Dev'esser stato un peggioramento improvviso egli disse dopo una breve pausa. Quando son partito io da Torino, il medico mi aveva assicurato che non c'erano pericoli.... Pregai la mamma d'affrettarsi, unicamente perchè tenesse compagnia a Diana. A noi soggiunse lo zio Gustavo fece subito un'impressione penosissima.

Chinai il capo sotto la misteriosa minaccia, stringendomi le braccia contro la vita con dei brividi di freddo; so quanto tempo passasse. Un lampo venne d'improvviso a rischiarare il buio vano della finestra; allora lo pregai dolcemente di andare a casa.

Ella mi lesse in viso e s'affrettò a dirmi che stavolta non si trattava di cose amare come a Belvedere, dove m'aveva annunciata la sua prima lettera colla stessa frase. La pregai di scrivere presto. Promise di farlo la sera stessa. Io pensavo a ciò che direbbe in questa lettera, e credo d'aver preso involontariamente un'aria grave.

cosa non fu da li tuoi occhi scorta notabile com’ è ’l presente rio, che sovra tutte fiammelle ammorta». Queste parole fuor del duca mio; per ch’io ’l pregai che mi largisse ’l pasto di cui largito m’avëa il disio. «In mezzo mar siede un paese guasto», diss’ elli allora, «che s’appella Creta, sotto ’l cui rege fu gi

Donna Livia sedette, che le mancavano le forze. Dopo qualche tempo di emozione il duca, che era andato a sederle vicino, le domandò: E null'altro diceste a quel signore? Lo pregai a rendermi due lettere, che di me possedeva. Tale domanda era giusta: e che vi rispose?

CRISAULO. Sono allegro, certo, in tal modo che, ne la soverchia dolcezza, il cor mio lasso sente pena. Non mi dir nulla. FILENO. Vo' che tu lo dica; ché mi fai stare appeso per i piedi. Non ti far piú pregare. CRISAULO. Io son forzato. Eccotel brevemente. FILENO. Orsú! Incomincia. CRISAULO. Tu déi saper come ier, parlando con Calonide, molto la pregai mi concedesse ch'io parlassi a Lúcia.

«Dopo mezz'ora la serva tornò con un altro biglietto. Lo apersi tremando, ed in quel momento pregai dal fondo del cuore come da gran tempo non avevo pregato. La mia fede era così grande, così vera in quell'ora di dolore, da credere che la mia preghiera potrebbe modificare la risposta di Gualfardo gi

Per quella sera però non potei leggere: le palpebre mi si erano appesantite: un sonno profondo, prodotto dalle febbre, mi rese inerte durante tutta la notte. Al mattino stavo un meglio; pregai Materassi e Bocconi che stavano di casa con me di tenermi informato a puntino di quanto sarebbe successo, e di non por tempo in mezzo per venire a avvisarmi, se vi fosse stata la probabilit

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