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Aggiornato: 7 giugno 2025
Io... non dico che si abbia ad abbandonare nessuno balbettò il poverino ma chiedo solo se Flora è venuta a portarmi la morte. Cresti, mio buon Cresti! proruppe con un vivo abbandono di cuore la fanciulla, afferrando la mano inerte del povero amico, che si era oscurato tutto e quasi rattrappito nel suo tetro dolore.
Un bambino solo, il più povero, non mi offrì nulla: ma dal suo contegno imbarazzato e dal suo visetto malinconico argomentai quanto dovesse soffrire. Lo chiamai e quando l'ebbi vicino me lo strinsi ripetutamente fra le braccia, baciandolo. Incoraggiato da quelle carezze, il poverino mi pose tra le mani un involtino e fuggì vergognoso.
Ve ne ha pregato il mio amico Marcello, che mi pare innamorato cotto di voi. Io, poverino, lo vedete, lavoro umilmente per gli altri. Pazzo! Ridete? Tanto meglio. Ciò vi aiuta a mostrare trentadue perle orientali. Ora, se io vi facessi toccar con mano che il Garasso è un furfante.... Non lo riceverei più!
Mentre la Duchessa cantava la seconda strofa, faceva saltare il bimbo su e giù con molta violenza, e il poverino guaiva tanto che Alice appena potette udire le parole della poesia: "Parlo duro al mio bambino, Lo sculaccio se starnuta, Perchè il pepe, il malandrino, Quando ei vuol, non lo rifiuta. Ei ci annoia co' suoi lai!" "Guai! Guai! Guai! Guai!"
Insieme con il respiro ansimante, dal petto del poverino usciva un lamento continuo che straziava. La fiammella del gaz abbassata, spandeva una luce smorta, rischiarando l'agonizzante con riflessi foschi, strani, paurosi. Bortolo porse la bottiglia a un vecchio signore ritto a fianco del letto. Un altro signore si staccò dal fondo della camera e porse a questi un cucchiaio.
Ma è detto che ogni bel giuoco dura poco; e la marchesa Clementina di Rocca Vignale, tanto assiduamente guardata, esplorata e contemplata dall'onorevole astronomo, incominciava a seccarsi del suo ufficio di stella. Perchè non si fa avanti? Sarebbe timido, per avventura? Poverino forse non sa a chi rivolgersi. Se potessi aiutarlo! Ma gi
«A togliere qualche ultima titubanza entra il pensiero che solo a questo patto potremo essere utili a Ezio, il quale senza di noi resterebbe senza asilo e senza conforto: e il poverino non ha tardato a dimostrarci la sua compiacenza. Egli trover
Mi par mill'anni di vederlo! Guarda, babbo, la bella testina tonda! Non m'arrischio a toccarla. La puoi toccare, ma leggermente. Oh sì, adagino. Dio com'è morbida! Par di toccare del cotone in fiocco. E così sono le testine di tutti i bimbi nati d'allora. Se il poverino cadesse se la farebbe in mille pezzi. Certo. Ma noi lo vigileremo sempre, affinchè non gli avvengano disgrazie.
Anda'mene in un altro luogo: e trovai che la padrona si aveva messo il brigante in casa e, per non venire alla veglia, dava ad intendere al marito che un suo bambino, o bambina che si fusse, si sentiva male; e, per farlo piangere, non restava di pizzicarlo, talché 'l poverino né con lusinghe né con altro si rachetava.
Dunque, voleva farle uno scherzo; lo negava inutilmente, era uno scherzo che voleva farle. Non bisognava lasciare il cappello sul tavolino allora.... che bamboccione. Egli la guardava muto, con uno strano sguardo. Che avete?... Il poverino è diventato di sasso! Via, asciugatemi le spalle piuttosto.... da me non ci riesco. E cavato fuori il fazzoletto dal petto glielo porse.
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