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Aggiornato: 31 maggio 2025
Li angeli, frate, e 'l paese sincero nel qual tu se', dir si posson creati, si` come sono, in loro essere intero; ma li elementi che tu hai nomati e quelle cose che di lor si fanno da creata virtu` sono informati. Creata fu la materia ch'elli hanno; creata fu la virtu` informante in queste stelle che 'ntorno a lor vanno.
Ed ella: <<Certo assai vedrai sommerso nel falso il creder tuo, se bene ascolti l'argomentar ch'io li faro` avverso. La spera ottava vi dimostra molti lumi, li quali e nel quale e nel quanto notar si posson di diversi volti. Se raro e denso cio` facesser tanto, una sola virtu` sarebbe in tutti, piu` e men distributa e altrettanto.
Ma dimmi quel che tu da te ne pensi>>. E io: <<Cio` che n'appar qua su` diverso credo che fanno i corpi rari e densi>>. Ed ella: <<Certo assai vedrai sommerso nel falso il creder tuo, se bene ascolti l'argomentar ch'io li faro` avverso. La spera ottava vi dimostra molti lumi, li quali e nel quale e nel quanto notar si posson di diversi volti.
Non fu latente la santa intenzione de l'aguglia di Cristo, anzi m'accorsi dove volea menar mia professione. Pero` ricominciai: <<Tutti quei morsi che posson far lo cor volgere a Dio, a la mia caritate son concorsi: che' l'essere del mondo e l'esser mio, la morte ch'el sostenne perch'io viva, e quel che spera ogne fedel com'io,
Dove meglio che tra il nostro mare, il nostro cielo, i nostri orizzonti si posson gustare i rapidissimi istanti di poesia che ha la vita?
LISTAGIRO. Sí; ma in modo che non posson far mal, perché quei calli vengono appunto duri com'un'unghia d'un cavallo e, se ben v'entrano i chiodi, non si posson sentir. GIRIFALCO. Dio me ne guardi! Ché vo' inanzi morir dieci anni prima che venire a cotesto; ché, in un giorno, mi romperian le calze e gli scappini: e forse mi dorriano. LISTAGIRO. A questo, allora, in qualche modo provederem noi.
Diceva che il suo predicatore aveva la parola facile e ornata; che il lattaio aveva la voce come uno di questi cani incimurriti e fiochi che non posson più abbaiare; che erano tre giorni che non vedeva più l'effige dello spazzaturaio che pure le aveva promesso di venire; che il bambino della vicina aveva rotto un vetro, e suo padre non se ne era anche accorto, ma il poverino stava gi
PILASTRINO. Tocca forte, ché non posson sentir. CALONIDE. Va'. Guarda a l'uscio, Fronesia. E tu vatti governa, Lúcia, con i panni ordinari; ché Crisaulo oggi verrá come ancor venne ieri. Forse non piace a Dio. Qualcun de' suoi l'avrá tenuto. FRONESIA. Apri, apri; è lui; è Crisaulo con molta gente. Oh che felice giorno! Lúcia, torna di qua. CALONIDE. Di' 'l vero? È desso? Èvvi il mio Girifalco?
Io vidi piu` folgor vivi e vincenti far di noi centro e di se' far corona, piu` dolci in voce che in vista lucenti: cosi` cinger la figlia di Latona vedem talvolta, quando l'aere e` pregno, si` che ritenga il fil che fa la zona. Ne la corte del cielo, ond'io rivegno, si trovan molte gioie care e belle tanto che non si posson trar del regno;
EROTICO. Oimè, che è quel che sento? sète voi dessa, over io son un altro? e che parole son quelle che odo? SULPIZIA. Quelle che mi detta il dolore, partorite da giusto sdegno, e quelle di che la tua infedeltá me ne dá cagione. EROTICO. E da quella bocca di perle e di oro posson uscir parole tanto odiose? Di grazia, se lo fate da scherzo, non le dite da vero.
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