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Aggiornato: 2 giugno 2025


Questo è dicea da voi quel che ascoltiamo, che ognun debb'esser disinteressato, se poi vi bastonate fra la gente per quattro moccol di candele spente? Or oltre; io vo' che questa cosa sia dimenticata e piú non se ne parli, preti avaron, che i scandol per la via al popol date invece di troncarli, cosí facendo rider l'eresia.

Certo il sembiante e de begli occhi ardenti I lampi e gli atti a rimirar celesti Creder mi fan, che da l'inique genti Il popol Rodïan difeso avresti; Or sei giunto ad udir gridi dolenti, E de' buon cavalier corpi funesti, Altari e chiese depredate ed arse, E lor sacre reliquie al vento sparse.

Dentro e fuori si pecca, e delle frodi Dei regi e dei corrucci il popol porta Le pene, e dei delitti, e della rea Lussuria di costoro.

parla il Moro e mira il Turco in volto; Ed ei de l'ire sue fattosi accorto Dicea: qual d'uom che si disdegni, ascolto Le voci tue, ma ti disdegni a torto; Che dove il capitan fra 'l popol folto A l'opre militar porge conforto, Non fa vergogna altrui, s'aspro ragiona, Anzi co' biasmi a la vittoria sprona.

Non fu nostra intenzion ch'a destra mano d'i nostri successor parte sedesse, parte da l'altra del popol cristiano; ne' che le chiavi che mi fuor concesse, divenisser signaculo in vessillo che contra battezzati combattesse; ne' ch'io fossi figura di sigillo a privilegi venduti e mendaci, ond'io sovente arrosso e disfavillo.

Ciascun che de la bella insegna porta del gran barone il cui nome e 'l cui pregio la festa di Tommaso riconforta, da esso ebbe milizia e privilegio; avvegna che con popol si rauni oggi colui che la fascia col fregio. Gia` eran Gualterotti e Importuni; e ancor saria Borgo piu` quieto, se di novi vicin fosser digiuni.

Marfisa Ferraú conosce certo, ché seco fatto avea piú d'un duello; ma fa del franco ed usa il tratto aperto, che lievi ogni sospetto dal cervello. Verso la piazza sentesi un concerto di corni e violini molto bello. Il popol corre, d'urto e schiamazza, e tutta Saragozza è nella piazza. Marfisa a Ferraú ragion dimanda di quel concerto e di quel gran furore.

O sventura, e fia ver? Caduto in fondo Di rea fortuna, che non tien mai fede, Il gran popol vedrem, che, a niun secondo, Di Quirino parea l'unico erede? Colui vedrem, che impallidir fe' il mondo, L'armi chinar d'un vincitore al piede? Al piè d'un vincitor, deposte in guerra, L'armi, che gi

Mentre regnò con disarmata mano Il nobil scettro al popol suo fu caro, Ed ora in guerreggiar l'aspro Ottomano Con virtù non minor veste l'acciaro; Conforto dunque non sperando in vano Da l'uomo eccelso i Rodïan, mandaro, Perch'egli a la citt

L'anel dell'arte non è un diamante, non v'è nessun che piú gli presti fede; pentacoli, sigil, son tutte quante cose alle quali il diavol piú non cede. Teschi, capelli, cere, bisce e piante non trarrien di sott'acqua due lamprede. Gli antichi libri miei ben posso aprire, il diavol non si move per venire. I moderni scrittor colla scienza il popol e i dimoni hanno istruiti.

Parola Del Giorno

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