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Aggiornato: 8 maggio 2025


Quella sera egli si fermò un istante sulla soglia, osservando quella mezza luce insolita, quelle poltroncine sbandate, quei libri aperti e buttati via, quei fiori che appassivano, gli occhi della duchessa nuotanti in un velo di lagrime. La conversazione si annodò lenta, a voce bassa. Ogni tanto Adriana si passava una mano sulla fronte, quasi volesse diradarne i pensieri.

Ed ella si lasciò smuovere, si lasciò condurre... ... Le pareti bianche della stanzetta ov'ella m'aveva silenziosamente introdotto; le due immagini sacre appese in capo al letto e racchiuse entro una cornice dorata, il cassettone sormontato da uno specchio ne' cui angoli stavano infisse alcune fotografie; le due poltroncine di seta gialla, e il letto alto ed ampio, con lo zanzariere candido alzato come a una offerta!...

Se i signori desiderano delle fauteuilles per il Gerbino, soggiunse inchinandosi un cameriere al bureau dell'hôtel credo ve ne siano ancora; una famiglia che le voleva per domani, e che deve partire improvvisamente, le lasciò disponibili. Sappiatemi dire quante sono ordinò Giorgio al cameriere. Questi uscì dalla sala e vi rientrò poco dopa con cinque poltroncine: dal numero 18 al 22.

A queste parole tenne dietro un friggío di burro e un profumo delizioso, che aggiustò la coscienza frusta di don Procolo, il quale per non guastare l'avvenire si era limitato sulla colazione. Andarono avanti e si trovarono in un salottino rettangolare, addobbato con un certo buon gusto. Sul caminetto ardeva un bel focherello e gli stavano davanti alcune poltroncine coperte di una tela bigia, con bottoncini bianchi e con bracciolini freschi di ricamo all'uncinetto. Un piccolo divano appoggiato alla parete lasciava a stento il posto per un pianoforte verticale, che reggeva due candele accese. Sul camino c'era la solita specchiera, la solita pendola di bronzo, fra due campane di vetro, coi soliti fiori di pezza. Qua e l

Ella tornava spesso a contemplarlo dentro quella cornice dorata nella penombra del salotto pieno di poltroncine coperte di piccoli tovaglioli merlettati. Ma invece di mangiare nella cucina, quando c'era lui, desinavano in un'altra saletta a una tavola rotonda, con due credenziere al muro colme di piatti e di vasi. Allora Tina era andata anche a scuola.

Alle esposizioni non andava, poichè non poteva molto camminare e le poltroncine giranti non la contenevano; così non andava mai a visitare i musei. In conversazione non andava, poichè il moto di stupore e quello di terrore talvolta, d'ogni nuova presentazione, erano cose non destinate a farle buona impressione.

Paolo, col cuore in tumulto, sedette in una di quelle poltroncine doppie a spalliere opponentisi, che sembran fatte apposta per un colloquio d'amore. Nell'aspettazione ansiosa scorse un libro sul tavolino d'ebano a intarsio di madreperla, e inavvertitamente lo prese e ne lesse il titolo: Le crime et le châtiment di Théodor Dostojewsky.

Si figurò uno di quei intimi, una cuccuma piccina piccina, due sole tazze, due mani che si sfiorano tremando nell'accendere un fiammifero e nel dar fuoco allo spirito, due cuori che battono forte forte, mentre stesi in due poltroncine, col capo abbandonato indietro e la tazza fra le mani, i due amici, uomo e donna, si mandano traverso il fumo del delle frasi brevi, un po' nervose, colla voce convulsa, collo sguardo largo e fisso.

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