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Aggiornato: 21 giugno 2025
Tornarono le due fanciulle, con i grembiuli ricolmi di fuscelli secchi e sterpi di buona scintilla. Mentre ancor stavano su l’altra sponda e s’appressavano al guado, videro Bernadette inginocchiata, con i due polsi in croce su lo scialle di lana fulva, e le gridarono:
Pietro si ritrasse dalla finestra e fece ancora qualche passo a caso, tentennando. Il suo viso color della cenere aveva dei solchi profondi sotto agli occhi, intorno al naso. Sentiva la febbre martellargli i polsi e una arsura insopportabile in gola. Cercò la secchia dell'acqua che aveva portato su nella notte. Era quasi piena. Se l'accostò alle labbra e bevve, bevve.
Il cantore del Vangelo, il giovine diacono Ader, aveva notato quella sua devozione; spesso, nel predicare, guardava le sue lunghe braccia nude, allacciate ai polsi dalla Corona del Rosario. Ed anzi, una sera, il diacono Ader disse davanti a tutto il borgo:
E fregò palma a palma, con tale furia che pareva si volesse spellare le mani. Mi dica, dottore, lei che se ne intende: che roba è codesta? Malattia grave? L'isterismo? Ecco. E vostra moglie è isterica? Davvero non mi pareva. E che ha? Che accusa? E che so, io? Dolori in petto, dolori allo stomaco, alle gambe, ai polsi. In faccia, di certo è smagrita. L'avesse vista quattro o cinque anni fa!
Vedete? soggiunse il medico, volgendosi ad Aloise; io non m'ero ingannato. Questi polsi frequenti, depressi e quasi filiformi, questa prostrazione generale di forze, mi avevano aria di derivare da qualche cagione più forte che non fosse il solo estratto di acònito. E probabilmente lo avranno tenuto a dieta rigorosa.... Molto, molto rigorosa! soggiunse il Vitali, ch'era tutt'orecchi ad ascoltarlo.
Vorrei sedere alla spiaggia.... e vorrei credere.... e volare e salire.... Oh chi sale l'omnibus? La marinara col guarnellino di telaccia gropposa. Vorrei credere?... Credere?... Mi sento in capo il turbante che mi stringe i polsi.... Chi m'ha fatto mussulmano?
Voglio. Imperiosa, l’incalza, l’afferra per i polsi. Mortella. Tutto ho udito, tutto ho veduto. Giana. Come? dove? Non sai. Ti smarrisci. Allucinata sempre, ubriaca d’infamie sognate. Mortella. Lasciami! Ho ribrezzo di te, di me anche. Ho spiato, ho seguìto, ho ascoltato. So tutti i luoghi nascosti, conosco tutti gli angoli, tutte le ombre. Iersera... Ah, lasciami! Giana. No. Di’. Vergógnati.
Emilio l'afferrò ai due polsi, e stringendoli con tutta la sua forza le abbassò le mani, poi chinando verso di lei la faccia scialba, la guardò con tali occhî pieni di ferocia da incutere paura a chicchessìa. E la vecchia ebbe paura. Usereste violenza? balbettò con voce tremante.
L’avete ucciso! Gherardo Ismera, l’avete ucciso. Fuori di sé, tutto bianco e tremante, egli si scaglia contro l’accusatrice, l’afferra pei polsi e la scrolla brutalmente. Gherardo Ismera.
Benissimo, sì.... Il caldo.... Non so. Avevo bisogno d'aria. Che hai? Che hai? Non so.... Avevo bisogno d'aria. Lasciami andare. Qui, qui. La conduce presso la grande finestra. Spalanca le persiane. Chiaro di luna nella stanza. Siedi lì. Qui dell'aria ne hai quanto vuoi.... e fresca. Non senti freddo? No. Vuoi un po' di cognac? Le mette una mano sulla fronte, ai polsi.
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