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Aggiornato: 12 giugno 2025
Amo riprodurre un frammento di quell'articolo: «Critico letterario suol essere ordinariamente uno scrittore dappoco, negletto dagli editori e dal pubblico, inetto a concepire ed a produrre delle opere attraenti, epperò nemico giurato di chi fa, di chi riesce coll'ingegno e collo studio ad elevarsi Critico musicale è quasi sempre un musicista abortito, il quale, dopo aver pubblicato una dozzina di polke pel consumo dei salumieri, od aver prodotta un'opera altrettanto elaborata che stucchevole, pretende erigersi a maestro dei maestri, o avventandosi a quanti ottengono dei luminosi successi, crede rivendicare, col disprezzo di ciò che è buono e generalmente lodato, la propria impotenza e le sconfitte obbrobriose Critico d'arte è sovente un pittore reietto dalle Accademie e obliato dai committenti, i cui quadri, venduti sulle pubbliche aste e passati dall'uno all'altro rigattiere, vanno poi ad affumicarsi sulle ignobili pareti di qualche osteria da villaggio.
Beato chi aveva davanti un più alto spettatore, paravento. Una donna fuggì, gonna svolazzante, paracadute. Ma urtò contro un uomo pietrificato dal sonno, paracarro! Vorrei chiacchierare col pittore Rosai. Si è calato giù sotto la ribalta. Del Crema continua. Pancia, eloquenza non formano più che un unico pallone gonfio, gonfio, gonfio che sta per esplodere: Violenza, violenza! violenza!
Il pittore lavorava, lavorava, gi
Coloro che avevano questi gusti graziosi, gentili e meschini, trovavano i suoi quadri duri, troppo forti, troppo pieni di cose: vi si respirava un'aria troppo carica di ossigeno pei loro deboli polmoni. I paesaggi del pittore erano sempre contorti e violenti, dalle linee spezzate; i suoi Tramonti erano tragici, quasi un carattere di passione si mettesse nel sangue aggrumato del sole senza raggi.
Ma in cuor suo cominciava a pensare che Iddio non l'avrebbe aiutato e che Pistoia non avrebbe ammirato nulla di suo. Tra i pensieri del giovine pittore c'era anche quello che Tuccio di Credi dovesse andare quella sera, o la mattina seguente, a cercarlo.
Tuccio di Credi, per esempio, passava le mezze giornate davanti all'altar maggiore di Santa Lucia de' Bardi. Che vi pare, monna Tessa? Non si direbbe die il pittore ha preso a modello la figlia dell'orafo, che sta qui nel Borgo, nelle case dei Nucci?
Egli ha certamente avuto a patire una grave disgrazia. Maisì, messere, una disgrazia irreparabile; replicò Tuccio di Credi. Gli è morta una donna a cui era fidanzato. Ah, dovevo immaginarmelo! esclamò il cavaliere. E il suo nome? Spinello Spinelli, aretino; ma i suoi maggiori erano di Firenze. La sua fidanzata, poi, era figliuola a mastro Jacopo di Casentino. Il pittore?
Poi, risalendo col dito, la principessa indicava nel seno d'una figura di donna la fossetta in mezzo alle due collinette di rose e di neve, come le chiamavano un tempo i poeti. Qui, la linea, disse al pittore, con il suo più furbesco sorriso, è sbagliata. S'io potessi veder un modello, quale io lo sogno... mi accorgerei che tutto in questi quadri è sbagliato....
Ah, tu sai anche questo? borbottò il vecchio pittore, un tal po' sconcertato. Sicuro, che lo so. Lo sa tutta Arezzo, lo sa. Mastro Jacopo si strinse nelle spalle. Ci ho gusto; diss'egli, Così non avrò più mestieri di dar la notizia a nessuno. Spinello si far
Al povero pittore pareva che il gabinetto girasse innanzi agli occhi. Fu preso da una specie di vertigine e dimenticò tutto.
Parola Del Giorno
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