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Aggiornato: 18 giugno 2025


Tu déi venire, anzi che passi troppo, al desiato fin d'una tua impresa: e fia per la virtú di duo pianeti le cui opposizion debbon pure ora mancare al fin di questa nuova luna. E le cose che son giá lungamente desiate verranno a buoni effetti. Però sia allegro. Or non vo' qui discorrere il ciel di cerchio in cerchio e i loro aspetti. Ma ho detto appunto. PILASTRINO. Basta. È da vantaggio.

FILENO. Guarda gaglioffo! Forse ch'io nol pensai che gli è ubbriaco, questo impiccato? M'era giá venuto il cuor, di compassione e di paura, ad un granel di miglio. Che t'han fatto? Di', Pilastrino. PILASTRINO. Son caduto giú da le mura de la ròcca. Oimei! Aiutami, qua giú nel fosso, fratello, ch'io moro. Vorrei la candela da benedire e ben da bere in questo affanno.

Tu se' pure, oggi, strano! Non t'empierebbe.... PILASTRINO. E ! Dici da vero? Tu vuoi tener me a cena con un'oncia di carne e con guazzetti? Tu mi vuoi far ridere, oggi. Or veggio ben che Amore qualche volta ti trae del seminato. E poi sei vecchio. Dammi a me i danari, ché comprerò da cena onestamente. E non esser scarso. GIRIFALCO. Ecco i danari. Piglia quel che bisogna.

Pensa se piacque a lui l'essergli tolti, quando è si grave a te, che gli hai rubbati, restituirgli! PILASTRINO. Mi farai morire com'un uom disperato. Se fai questo, non camperò duo . CRISAULO. Va'. Son contento. Porta qui tutto quello c'hai del suo. Ed io, perché non mora, ti prometto di lasciartene il terzo; gli altri voglio rendergliel'io. PILASTRINO. Lo voglio fare, orsú!

E, in questo modo, non sol muterai nome, ma costumi, stato e natura; e forse ancor la mente. Proviam, se tu nol credi. CRISAULO. Io ti ringrazio; ché è buono il tuo consiglio: ma non voglio ch'oggi ne venda a me. PILASTRINO. Ah! ca! ca! ca! Non ti si può appicare oggi niente di questa mia dottrina. Io me ne vado. Qui non si busca. CRISAULO. Sta', non ti partire; fermati un poco.

Vita infelice, quando fia 'l che fuor di tanti affanni ti scorga Amor, che giá condotta a tale t'ha in poco tempo ch'altro omai non resta in tuo conforto che la morte istessa o di lei la speranza? PILASTRINO. Oh! co! T'ho inteso. Addio; fa' pur da te.

PILASTRINO. Non guardar giá a quello; ché è ben persona, questo gentiluomo, da farti il tuo dovere. GIRIFALCO. Io t'imprometto, se fai ch'io l'abbia in letto, di vestirti tutto da capo a piè, senza mille altre cose ch'io ti darò.

Diamo una volta in piazza. GIRIFALCO. Io non potrei, maestro, ringraziarti a la metá di quel che... LISTAGIRO. Lascia andare or le parole. Ringrazia il cielo che ci ha fatti degni di tanta sua virtú. PILASTRINO. Studia la cena. GIRIFALCO. Non furia, Pilastrino, perché Orgilla mal può sola conciar tante vivande quanto comprasti.

Che ti porti dov'è colei che ti può dar salute e tòr d'angoscia. GIRIFALCO. Aimè! che sarò morto prima ch'io n'esca. PILASTRINO. Va'. Se non moro io in questo mezzo, sará forse troppo presto per te. GIRIFALCO. Non vorrei esser nato prima ch'esser cosí. PILASTRINO. Fai grande errore a dir tal cose. Oh! Se 'l sapesse Lúcia, e che direbbe de la tua incostanza?

Ma, se noi vogliamo far giudizio di lui come si debbe, lo trovarem cosí dolce e soave e perfetto che giudicherai ch'in ciel sia la sua sedia sopra Giove, non che a quel loro, ch'è un ragazzo, uno schiavetto. ARTEMONA. Non si può dir contra. PILASTRINO. Se non fosse un noioso, un fottivento, non faria quel che fa.

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