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Aggiornato: 8 giugno 2025
E un tremito prese tutte quelle ombre. Ed io mi coprii per vergogna e dolore la faccia. Quando riguardai, non vidi più cosa alcuna fuorchè il cielo senza stelle e la vasta deserta campagna e le lunghe e folte erbe che piegavano al soffio gelato. Ma spesso, tra i sogni, vedo tuttavia riaffacciarmisi la dolente visione. Dio dei Popoli oppressi! Dio dell'anime afflitte!
Le carni si piegavano in anella rosee ai polsi, ai malleoli, alla nuca; e i piedi terminavano in quelle vaghe arborescenze di cui li antichi artefici ornarono le statue di Dafne cangiata in lauro. Li arbusti aromatici facevano in torno al nato una musica d’orezzo, soave come il murmure delle prime api nella stagione del miele. Il pescatore, attonito, ristette.
Ella avrebbe voluto confessarsi a qualche anima intenditrice. A fianco di lei era soltanto Roberta, una fantasima ammalata, la quale trascinava la vita sotto un altro peso, con un altro spettro.... Oh come le teste giovanili piegavano in quei giorni al soffio delle cose implacabili, al rinascere infaticato delle visioni! La casa era piena di silenzio, e le donne camminavano in una lieve nube di sonnambulismo, senza parlarsi; e spesse volte calava la sera e l'ombra si faceva sempre più densa e nessuna delle due sorelle pensava a difendersi da quell'oscurit
La notte, scendendo, aveva disteso sull'azzurro profondo un velo denso e continuo, come lenzuolo di morte presto a calare sopra un cadavere. Un soffio gelato passava di tempo in tempo senza rumore sulla vasta campagna. Le lunghe e folte erbe piegavano, mute anch'esse, sotto quel soffio.
per cui le fronde, tremolando, pronte tutte quante piegavano a la parte u' la prim'ombra gitta il santo monte; non pero` dal loro esser dritto sparte tanto, che li augelletti per le cime lasciasser d'operare ogne lor arte; ma con piena letizia l'ore prime, cantando, ricevieno intra le foglie, che tenevan bordone a le sue rime,
Quest'ultimo anzi moriva di sonno. Io non posso più gridò finalmente, arrestandosi. Ma Domenico teneva duro. Ci rovini osservò crudelmente. Se non arriviamo per le quattro, addio i denari. E son tredici miglia. A Paolino si piegavano le ginocchia. Erano arrivati presso il giardino del conte. Un muricciolo alto poco più di un metro lo separava dalla strada. Io non voglio scoppiare disse Paolino.
Il giovane le si avvicinò, sempre di più, e, mentre gli si piegavano le ginocchia al contatto delle vesti di Lalla, sentiva diffondersi intorno un profumo fresco, soave, finissimo, che usciva dai capelli, da tutto il corpo di lei; un profumo inebbriante, nuovo per il giovanotto ignaro, lontano dai gusti, dalle abitudini del viver signorile; e i suoi nervi, eccitati, provocavano un odioso confronto fra quella fragranza aristocratica e l'afrore di sudaticcio della pingue moglie dello speziale.
Donna Laura infine era giunta alla casa dei pioppi. Ella si sentiva sfinita: le si offuscava la vista, le tempie le battevano forte, la lingua le ardeva; le gambe sotto le si piegavano. Dinanzi a lei, un cancello stava aperto. Ella entrò. L’aia circolare era limitata da pioppi altissimi. Due delli alberi sostenevano un cumulo di paglia di fromento, tra mezzo a cui uscivano i rami fronzuti.
per cui le fronde, tremolando, pronte tutte quante piegavano a la parte u' la prim'ombra gitta il santo monte; non pero` dal loro esser dritto sparte tanto, che li augelletti per le cime lasciasser d'operare ogne lor arte; ma con piena letizia l'ore prime, cantando, ricevieno intra le foglie, che tenevan bordone a le sue rime,
Che cosa è accaduto? Nulla... Nulla... e alla Nena le girava intorno tutta la stanza, le si piegavano le ginocchia, le pareva di soffocare, di morire. Maria indovinò, lesse su quella faccia alterata, stravolta, che Lalla doveva correre qualche pericolo: e Sono sua madre, intendi? Sono sua madre!... gridò alla Nena scotendola. Rispondi, subito: che cosa è successo? Nulla!...
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