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Aggiornato: 7 luglio 2025


E fu triste senza fine; per quel giorno mutò perfino il posto alla predica; finita questa, se ne andò verso casa, senza aspettare le signore al varco del piazzale. Di questo, poi, non erano neanche da farsi le maraviglie: oramai erano più le volte che il signor Maurizio faceva così, che non quelle in cui si tratteneva a riverire Gisella, a barattare con lei le poche frasi di commiato.

E stava per chiedere licenza d'andarsene; quando s'udì fuori sul piazzale un gridar forte di donne, e un piagnisteo di fanciulli, che parevano in grande desolazione. «Che son gi

Invece volle rimanere attaccato alla mano di Bice. La stazione non era molto lungi. Quando giunsero sul piccolo piazzale vuoto, due o tre fanali tralucevano dietro le vetriate socchiuse: entrarono nella sala d'aspetto e sedettero sui divani neri.

Finalmente vi siete liberati dagl'importuni disse Alberto a sua moglie e a sua suocera, allorchè furono soli. Pare impossibile il tempo che le donne impiegano a congedarsi... Erano sul ponte che dallo Stabilimento mette al piazzale ove si fermano i tram a cavalli. Uno di questi tram arrivava allora. Presto, presto! Salirono trafelati in vettura.

Ma non ne fece molti, all'aperto; come fu al principio del sentiero dei frassini, che incominciava appunto dove finiva il piazzale, tornò indietro, in atto di persona stanca, che abbia fatta una lunga passeggiata. Così avvenne che alcuni frati, usciti a prender aria sotto l'atrio del convento, lo vedessero sbucare dal verde.

«O Roccorispose Giuliano, stringendosi al collo del contadino; e forse avrebbe detto qualcosa, ma un bisbiglio, un rumore di passi veniva giù dalle scale del palazzo; tutta quella gente lieta del festino, a coppie, a brigate, si versava nel piazzale; e l

Quando fu sul piazzale, egli si fermò un tantino e tossì; volendo che quei di casa lo udissero e s'affollassero a fargli accoglienza. Ma la signora era fuori; Giuliano toltosi di l

E Matteo Cantasirena si lasciò cadere sopra la sedia, colla voce rotta da un singhiozzo. Giù, nel piazzale, lungo le vie, cresceva intanto la folla e cresceva il fermento. Era corsa una parola d'ordine la sera innanzi, fra gli operai, per raccogliersi tutti sotto le finestre della Direzione?

Intanto poco a poco la gente abbandonava il piazzale e tornavasi alle sue case: molti poi della campagna in grande allegria tenevan dietro a brigate di cantamaggi e di sonatori. I quali, durante cotesta notte e fino alla prima alba come in quella decorsa, andando per la pianura o scavalcando poggi e colline, si recavano a far serenate, e a piantar maggi di casolare in casolare, d’un villaggio ad un altro, innanzi alle case di vaghe fanciulle: per parte, s’intende, de’ loro dami, che solevano guidarveli, e che al poeta improvvisatore indicavano il nome di esse, e il tema di lode per la famiglia. Quegli stessi falò come segni di gioia si vedevano giro giro pel territorio, in piano ed in poggio. E fra tante castella che tenevano parti diverse, benchè il contado molto dipendesse dalla citt

D'un tratto, in mezzo al piazzale, fu un sospingersi, un urtarsi. Che c'è?... Chi è?... Ah, finalmente! Uno che parla! C'è uno che prende la direzione! È il Carotti! Bravo! È il torinese! Un giovane operaio, colla giacca e il viso puliti, i baffetti neri arricciolati, e l'occhio mobile, chiaro, fu portato quasi di peso, sopra una panca d'osteria. Evviva Carotti!

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