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Aggiornato: 27 giugno 2025
Nel XIV secolo, durante l'esilio dei papi ad Avignone, lottarono senza tregua per la signoria su Roma coi potenti Orsini, che d'allora in poi, furono loro costanti nemici ed amici dei papi. Rifulse in questo periodo, quale capo della casa, il vecchio Stefano Colonna. A lui Petrarca indirizzò sonetti ed epistole. Fu in questo secolo che si separarono i due rami di Palestrina e di Paliano.
Non vi è egli mai girato per la fantasia, vedendo una bellissima donna passarvi rasente per istrada, o soavemente composta a verecondia come la Beatrice di Dante, o splendida di consapevoli vezzi come la tormentatrice di Francesco Petrarca, non vi è egli mai girato per la fantasia di bisbigliarle all'orecchio: fermati, angelo, o demonio, io ti amo?
Così fu preso. Certo il Macchiavelli intendeva di fare un trattato o di riunire un codice, e qui sta la grande contraddizione della sua natura, l'inconscio della sua arte. Petrarca disprezzava i propri sonetti e si stimava un epico: Macchiavelli si crede prima un politico, poi uno scienziato della politica e non ne è che l'artista. L'ammirabile chiaroveggenza, la sicurezza d'analisi sugli uomini non gli hanno giovato nella pratica. L'arte invece è una seconda vista: può fallare un individuo, ma coglie il tipo e ricostruendolo nella idealit
E poichè alle anime passionate ogni accidente per piccolo s'ingigantisce, fortemente il commossero gli ambasciadori, che contemporaneamente giunsero da Parigi e da Roma per invitare a gara il Petrarca a ricevervi la corona trionfale.
Cercando questo libro ch'essa non potea trovare, scorse in vece sua un volume del Petrarca, appartenente al giovane, il cui nome vi appariva sopra scritto. Spesso ei gliene leggeva alcuni brani, e sempre con quella patetica espressione che caratterizzava i sentimenti dell'autore. Arrivarono a Perpignano subito dopo il tramonto del sole. Sant'Aubert vi trovò le lettere che aspettava da Quesnel.
Ma adagio però e con prudenza. E Nicodemo con quella fiducia in sè stesso che hanno tutti gli sciocchi salì nella cameretta di Erminia. La bella giovinetta sempre sofferente stava seduta al tavolino beandosi nella lettura di quei versi soavissimi che Petrarca scrisse nel suo Canzoniere.
Appunto signore, rispose asciutto. E potrei, dico... senza mostrarmi indiscreto sapere che cosa mai leggeva di bello? Il Canzoniere del Petrarca.
Vuoi piaceri? vuoi spassi? vuoi pompe? qui non hai che a desiderare. Vuoi conoscenze di letterati? vedi quanti poeti provenzali; vedi quel che tutti li vale, il gran Petrarca. Vuoi discussioni fine e puntigliose di teologia e di erudizione sterminata? ti farò conoscere il monaco calabrese Barlaamo, quel che insegnò il greco al Boccaccio.
.....E Belzebub in mezzo. PETRARCA, Sonetti. «Tanto egli odiava questi suoi figliuoli, che aveva fatto nel cortile del suo palazzo una chiesa dedicata a san Tommaso, col solo pensiero di seppellirveli tutti». NOVAES, Storia.
La bella poesia italiana non si piegò umilmente, come la francese, alle regole vecchie, ma lottò sempre contro di esse. Dante, il Petrarca, l'Ariosto, piú che alle regole, si lasciarono andare alla prepotenza del loro genio, al bisogno delle anime loro, e riescirono grandi nella libertá.
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