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Aggiornato: 27 giugno 2025


Laura. Larva. Io canto sotto l'ombra del bel lauro che pose il gran Petrarca in tanta altura, lo qual, mercé d'Amore, mentre dura il ciel, terrá la chiave del tesauro. Nel mese quando 'l sole si alza in Tauro ed empie il monte e 'l piano de verdura, nacque una bella e saggia creatura, che riconduce a noi l'etá de l'auro.

Un'altra figura storica del tempo di Rienzi e Petrarca aleggia nel palazzo di Avignone, quella di una bella e giovine principessa, accusata dell'uccisione del marito ed assolta dal Pontefice; Giovanna I regina di Napoli e signora di Avignone e della Provenza. Quale erede del regno, era stata fin dalla fanciullezza fidanzata dal suo avo Roberto I al giovane principe Andrea d'Ungheria. Questo re morì il 19 gennaio 1343, dopo aver stabilito un consiglio di reggenza per la durata della minorit

cantava quel dolcissimo labbro di messer Francesco Petrarca. Su, via, giovanetto, ella è cosa da vergognarsi questa? Predicatela dai pulpiti, banditela di sopra i tetti; chè buona novella è amore. Non si vergognava gi

Questa vita quotidiana, capace di ammazzare due o tre uomini, è per lui un passatempo. Il lavoro ponderoso, quello nel quale è necessario ch'egli metta i suoi studi e la sua intelligenza, lo fa a casa, mentre altri dormono o si divertono. Dalle sei alle dieci del mattino e per parecchie ore del pomeriggio, egli non si occupa che di archeologia, di storia, di letteratura. Scrive: Milano nei suoi monumenti, Milano che sfugge, Petrarca a Milano, uno studio sul Trionfo della libert

Cosí similmente il venerabile mio precettore messer Francesco Petrarca fece nel principio della sua Africa, dicendo: Et mihi cospicuum meritis, belloque tremendum, musa, virum referas.

Il che fu benissimo accennato da Francesco Petrarca in quel sonetto, nell'ultimo terzetto: Or questo è quel che piú ch'altro n'attrista, che perfetti giudizi son rari e d'altrui colpa altrui biasmo s'acquista. Dove si scorge che per la gran difficultá l'intelletto alle volte si può ingannare, apprendendo per vero il contrario, non pure arrivare vicino al vero o lontano.

Non fa d'uopo d'occhiali per vedere nettamente che la lettura della Divina commedia di Dante e de' Trionfi del Petrarca risparmiò alla fantasia di Giovanni de Mena l'incomodo di creare il disegno del suo poema. E che altro fece egli, a dir vero, se non che tener dietro alla immaginativa de' due italiani, cambiando il luogo della scena in cui collocò il suo mondo allegorico?

E finalmente per la sua immensitá fu il piú nobile e piú sublime argomento che mai venisse immaginato dal concetto umano. |Grisostomo|. A giudizio d'alcuni, ciò potrebbe riferirsi per avventura a qualche parte delle opinioni dell'autore sul Calderon e sul Petrarca. Molte idee false intorno al romanticismo si fanno diffondere maliziosamente in Italia da chi ha interesse a screditarlo.

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