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Aggiornato: 23 maggio 2025
«Era sola... Appena si accorse di me... Ho avuto, ti giuro, una di quelle paure!... Se si avvicinava? Se mi domandava...? Non so che cosa temessi che ella potesse mai domandarmi, a bruciapelo, in quel momento. So però che non sapevo che cosa avrei potuto risponderle... Mi è parsa un'altra!... In meglio... Gi
Povero Bissi, se avesse potuto immaginare che male mi facevano al cuore quelle sue parole pronunziate con intonazione indefinibile, tra seria e scherzosa! Povera mamma, se avesse sospettato che la esclamazione Beato lei! con cui gli aveva risposto forse pensando a me, mi era parsa un'irritante inutile commiserazione contro la quale sdegnosamente mi ribellavo!
E quella domanda, la quale sarebbe parsa ardita e sconveniente per un'altra fanciulla, ai due amici sembrò così naturale, che si stupirono di non aver mai parlato d'un argomento che si prestava a tante confidenze. No, non ho amanti, rispose Filippo. Loredana si mise a ridere. Neanche la contessa Fausta di Montegalda? domandò maliziosamente, e soggiunse: Fausta! Che bel nome!
E più d'una volta l'intonazione di quelle lettere gli era parsa amara, più d'una volta egli vi aveva trovato un'allusione alla sciagurata politica che lo teneva lontano; non lo si richiamava però, si era rassegnati a vederlo rimanere a Roma sino al termine della battaglia parlamentare... Che cosa era accaduto nella giornata di ieri, da un momento all'altro?
Ritornammo lentamente, dandoci il braccio. Sicchè, ripresi, Lidia non ha creduto nulla di queste calunnie? Lo puoi capire dall'accoglienza d'oggi; mi è parsa felicissima di rivederti. Sì, felicissima, ripetei a malincuore, pensando al trasloco della sua camera da letto. E durante la mia assenza?...
Non era quello che gli ci voleva, a lui. In tali frangenti, un giorno la Cristina gli era parsa una salvezza. Un bel frutto da mordere allegramente, senza paura, senza rancori. E finito il capriccio, essa non l'avrebbe seccato, era troppo altera. Ma don Giorgio gli aveva guastato il giuoco: maledette sottane nere!... Quante glie ne aveva dette dietro alle spalle.
Sì, quando avete parlato dei quattro satelliti di Giove; donde così naturalmente, senza pensarci, vi è venuto di accennare ai tre che si potrebbero concedere... ad un altro corpo celeste. A Venere, infatti. Scusate, non volevo proferirne io il nome. Vi sarei parsa vanitosa. Ma era tanto carino, il vostro complimento, a proposito dei miei satelliti.
La forza dell'amore le era parsa così grande da trionfare, immancabilmente. Passando sopra alle leggi umane e, prova maggiore, alle divine, aveva sperato di farle accettare all'uomo che le negava e le combatteva, tutte. Ella stessa era caduta nell'errore per evitare che egli continuasse a consumarlo, perchè egli credesse a qualche cosa di bene.
Cosi quella mattina che la contessa Ginevra, reiteratamente invitata a Roma dalla principessa d'Ornano per le feste di Pasqua, si mostrò malgrado la pigrizia invadente degli anni disposta ad andarvi, Bice disse impetuosamente a De Nittis: Maestro, venite anche voi. Alla contessa Ginevra questa sarebbe parsa una fortuna forse sufficiente a deciderla; egli titubava.
Preferii sempre di nascondermi il pericolo ed illudermi. E l'illusione non mi era difficile, in fondo, poichè quella che mi sarebbe parsa la prova vera, evidente, assoluta, io la cercavo in te, e.... non la trovavo. Tu.... Con un singulto. Lo hai detto, tu ami l'amore!.... Si copre la faccia con un senso di disgusto disperato.
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