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Aggiornato: 10 luglio 2025


Ti prego di non parlare così degli inglesi. Mio padre era inglese. E del resto, non era affatto un imbecille. Non ho mai detto che lo fosse, replicò Nino. Oh, esclamò Nancy, che l'hai detto! Non ho detto nulla di simile. Tuo padre era un'ottima e cara persona. Ma sai bene che non parlavo di mio padre, disse Nancy. Neppur io ne parlavo, disse Nino.

Io parlavo di queste povere ragazze orfane. Nicolò. Esse hanno bisogno di un padre. Teresita. Nicolò. Scrivete «Cara Giacomina.... Nicolò (detta) Ni... co... mi a... ma; punto e virgola. -Io a... mo Nicolo. Dunque t... o... to. E Teresita non dice di no. E la cara zietta, senza la cufietta, si lascier

; diss'ella, dopo quell'istante di pausa; ma Ella non ha risposto alla mia prima domanda. Le parlavo de' miei conigli; se ne ricorda? Capisco; soggiunse ella subito, non lasciandogli tempo a rispondere; questa mia le sar

Io le parlavo guardandola fissamente. Come più la guardavo, più mi sentivo turbare; ed ella certo doveva leggere nel mio sguardo, perché l'inquietudine in lei si fece palese. Io pensai con un'acuta ansiet

Avidamente, spiavi tu sul mio labbro l'Anima mia, come un miele dorato!... Sentii che il volto mi s'infocava come un castello incendiato, che il nemico saccheggia. Ti parlavo, e i miei pensieri stravolti si riflettevan lontani e vaporosi nella tranquilla acqua del tuo viso!... Tu volesti rispondermi, ma non sapesti che dire.

Non solo nel Maiwein ma in tutta la silvestre scena vi era una poesia che il segreto dramma mi impediva allora di gustare, ma che ritorna ora serena nella mia mente. Si stava aspettando che l'odore del Waldmeister passasse nel vino, e io parlavo con la signora Treuberg dei nostri amici comuni. Ella ricordava lontani giorni passati con loro nella piccola citt

Mi parlavo così fremendo e almanaccavo dove l'uomo potesse essere in quel punto, se a passeggiar sotto i lontani fanali o forse a vigilare sotto le mie finestre, o fors'anche a spiar sospettoso e appassionato la stessa dimora di Violet. Allora il cuore mi batteva di collera. Poi rimproveravo la mia immaginazione, mi chetavo, tornavo a scrivere.

La ragione è dalla parte nostra. Chetati, Annia Luscina! Parlavo della fredda ragione. Tu lo sai pure; ragioni ce n'ha di calde e di fredde. Voi avete le calde.... Io credo che tu ti prenda spasso di noi, poeta comico! Non c'è caldo, freddò che tenga, quando siamo nel nostro diritto. E il torto lo avete tutto voi altri. Uominacci! Scellerati! Prepotenti! Ih, che vespaio!

«Io soggiunsi, sempre nella bella lingua di Welfard che parlavo con amore perchè l'avevo imparata da lui: « Quando si va incontro ad una salita pericolosa come quella a cui mi dispongo, bisogna prevedere tutto, anche il peggio. Potrebbe darsi che mi cogliesse una disgrazia, che non tornassi più. Non ci avevo pensato prima. Ho meco un piego che non mi appartiene.

Eriche del Capo di Buona Speranza. Niente di meno! esclamò il giovinotto. E delle prime che siano venute in Europa; replicò Fiordispina. Ed io, abitante del piano, disse Gino, dovevo venire a trovarle fra i monti! Mah! Segno che c'è qualche cosa, anche tra i monti! ribattè la fanciulla. Lo so, signorina, lo so, e non potrei dimenticarlo mai più. Ma parlavo delle eriche del Capo.

Parola Del Giorno

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