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Aggiornato: 13 ottobre 2025
Per sua maggior sventura il conte Gano, suo direttore, a novant'anni giunto, per il catarro è a letto, dalla mano del medico sfidato, al duro punto, né se gli può parlar, perché il piovano, che con l'estrema unzion giá l'aveva unto e gli accomanda l'anima, dicea che andarlo a disturbar non si potea.
Io, per me, farò ogni cosa pur che lo trovi. Va bene. Vuole ch'io vada sino a casa d'una certa Filippa che abita in Treio e ch'io veggia di parlar al servo di misser Curzio el quale è innamorato della figliuola. E hami imposto ch'io gli dica ch'ella è contenta e che, stanotte, ne venga su le tre ore, pur che del prezzo che molte fiate li ha mandato a offerire non gli venghi meno.
O luce, o sol, che per le vie supreme Corri tra' rai, d'ogni occhio almo desio; O scettri, onde gioir tanta ebbi speme, O reggia, o Colco, ecco io vi dico addio; Queste, ch'io fo son le parole estreme, Ch'omai fia ne gli abissi il parlar mio. Sì disse, e traboccossi; il mare aperse Con un grave rimbombo, e si sommerse.
Per lunga fama ed approvata intendo, Che l'uomo saggio il suo poter misura; S'altramente vi sembra, io non contendo; Il morire al mio cor non fa paura. Di costoro al parlar va trascorrendo Un mormorio, ma picciol tempo dura, Che Bostange la destra innanzi stese, E fe' silenzio ed a sì dire ei prese: X
<<S'ei posson dentro da quelle faville parlar>>, diss'io, <<maestro, assai ten priego e ripriego, che 'l priego vaglia mille, che non mi facci de l'attender niego fin che la fiamma cornuta qua vegna; vedi che del disio ver' lei mi piego!>>. Ed elli a me: <<La tua preghiera e` degna di molta loda, e io pero` l'accetto; ma fa che la tua lingua si sostegna.
Alloquar hominem hic et haec homo: lo uomo e la femina. Femina da bene! NEPITA. Oh, oh, costui mi chiama «femina da bene»: o è un asino o non deve parlar con me. NARTICOFORO. Optime quidem. Deterrima muliercula, idest pessima e cattiva femina. NEPITA. Né tampoco cosí; ma dimmi «femina men cattiva dell'altre». NARTICOFORO. Tibi Obtemperabo. Femina men cattiva dell'altre, ditemi, state voi qui?
Crisaulo... PILASTRINO. Io non vi sono. TIMARO. ... ora t'aspetta a far colazion seco e ti vorria parlar. PILASTRINO. Sí, sí: è Timaro. Non t'aveva pur anco cognosciuto. Eccomi a te. TIMARO. Credo che, questa volta, ti parrá forse amara. PILASTRINO. Andiam pur via. TIMARO. Che cosa è di te tanto? Non possiamo giá piú vederti.
99 E coperto con man s'avrebbe il volto, se non eran legate al duro sasso; ma del pianto, ch'almen non l'era tolto, lo sparse, e si sforzò di tener basso. E dopo alcun' signozzi il parlar sciolto, incominciò con fioco suono e lasso: ma non seguì; che dentro il fe' restare il gran rumor che si sentì nel mare. 100 Ecco apparir lo smisurato mostro mezzo ascoso ne l'onda e mezzo sorto.
«Dov'è suo marito, dov'è egli questo Montoni?» disse Valancourt con voce alterata; «debbo parlar giusto con lui.» Emilia, spaventata delle conseguenze dello sdegno che sfavillava ne' di lui occhi, l'assicurò con voce tremante che Montoni non era in casa, e lo scongiurò di moderare il risentimento.
Non parlar così a traverso, disse il signor Costanzo, facendo la voce grossa e severa: mi fai proprio rabbia!... la tua modestia è una bella cosa.... ma, quando è chiaro, come due e due fan quattro, che tu sei nato pittore.... Oh vorrei vederla!... capisco gi
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