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Aggiornato: 5 giugno 2025


Io non ho timore, rispose il giovane, e rimase in piedi. Voi non dovete vedere in me, riprese monsignor Pagni, il giudice, il prelato: consideratemi come un buon amico, che vuole il vostro bene, ed è venuto qui unicamente per giovarvi. Curzio lo guardò, esprimendo la sua incredulit

Il prelato gli volse un'occhiata brusca, dicendo: Ebbene? Di un certo Curzio Ventura, proseguì il giudice, pel quale vostra eccellenza reverendissima si è degnata di mostrare un particolare interesse. E perchè? chiese monsignor Pagni con tal voce tonante, che fece tremare il terribile inquisitore.

Tronfio dei novelli onori, e colla sua bella croce sul petto, Marini si aggirava nelle anticamere del Supremo Tribunale. Ad ogni monsignore che entrava, egli accorreva a baciare la mano, e ne riceveva una stretta, un sorriso, una benigna parola, che lo facevano andare in visibilio. Quando fu la volta di monsignor Pagni, questi strinse la mano a Marini più a lungo degli altri, e: Bravo! gli disse.

E alla maggior gloria del Santo Padre, soggiunse modestamente il cavaliere. L'avvocato Leoni entrò nella sala, e salutò monsignor Pagni. Benvenuto, signor avvocato, disse questi. Vedete che ho mantenuta la promessa che vi feci in casa della principessa Rizzi. A voi è affidata la difesa degli accusati. Ho ottenuta la grazia, disse Leoni, e sono quasi pentito di averla impetrata.

Oh grazie! grazie! A mezzanotte. Maria Tognetti baciò un'ultima volta le mani della principessa, e partì col cuore pieno di speranze e di preghiere. Monsignor Pagni, che aveva tutto inteso da una stanza vicina: A mezzanotte! disse fra . Vi sarò io pure! Le Carceri Nove. Come una minaccia e un incubo si eleva nel bel mezzo di Roma il tetro monumento delle Carceri Nove.

Fulminò con un'occhiata da tigre la donna, e con voce tremante di rabbia le disse: Potreste pentirvi di avermi trattato così! Intanto don Omobono erasi avvicinato a Teresa, entrata allora nella stanza, e le aveva susurrato all'orecchio: Ditele voi che si rovina, che quello è nientemeno che monsignor Pagni, un prelato, un giudice della Sacra Consulta!

Come abbiamo detto, egli non fidava nella riuscita di quel tentativo, ma non poteva lasciare quel cuore che stava per spezzarsi, senza consolarlo almeno con un alito di speranza. Dalla casa di Monti l'avvocato passò in quella di Tognetti. Maria Tognetti era stata, come vedemmo, duramente respinta da monsignor Pagni nel giorno innanzi nelle sale della Sacra Consulta.

Dunque, soggiunse la principessa, volgendosi all'avvocato Leoni, dicevate che avete da chiedermi qualche cosa; dite pure: vi ascolto. Non a voi, signora, veramente, rispose Leoni, ma per intercessione vostra son certo di ottenere quanto bramo, poichè la cosa dipende da vostro cugino monsignor Pagni.

L'eccellentissimo e reverendissimo monsignor Pagni! soggiunse a modo di correzione il giudice Marini, che stava intingendo il quinto biscotto nella sua tazza. Di che si tratta dunque? chiese la principessa all'avvocato.

Dopo l'incidente di monsignor Pagni, e più ancora dopo l'arresto e il processo di Giuseppe Monti, don Omobono non era più entrato nella casa delle due donne, per paura di compromettersi; ma, quando giunsero i giorni della massima afflizione, quando Monti fu condannato a morte, allora il naturale buon cuore del povero prete la vinse sul sentimento di paura che lo predominava, ed egli accorse a confortare come meglio potè la misera famiglia, e, non potendo far altro, a piangere con quelle donne.

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