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Aggiornato: 25 luglio 2025
Egli, lo scrittore più eloquente del secolo, il letterato che avrebbe bastato alla sua gloria, non scrisse su ciò una sola pagina, grido sublime di dolore e di amore di patria. Il suo patriottismo soccombette. Era quello il grande momento per una grande anima.
Sergio si sollevò sul suo cubito, passò la mano sulla sua fronte, e concentrossi, per raccogliere le sue idee. Infine, cominciò a dettare. Regina coprì di scrittura pagina su pagina. Era la fine del romanzo: Les sixièmes étages de Paris. Regina, l'eroina del romanzo a cui Sergio aveva impartito il nome tanto amato di sua moglie, era per suicidarsi. Sergio dettava: «Il veggio era acceso.
Mentre allo Scioa si svolgeva questa pagina di storia che merita solo titolo di aneddoto, Menelik andava continuamente ritirandosi, e re Giovanni lo inseguiva, finchè ebbe percorso quasi tutto il paese e andò ad abitare il palazzo del re nemico alla sua capitale.
Per quanto breve e leggiera, questa pagina può servire a punto di partenza per comprendere l’ambiente letterario d’allora. E anzitutto: è innegabile che in Sicilia non si conoscesse neanche di nome l’ufficio di editore nel senso moderno della parola e in quello che in Francia avealo trovato l’Abate Cannella.
Non sono essi i traduttori e commentatori ispirati, che dalla pagina morta rilevano i più intimi segreti, i più astrusi intendimenti di un maestro, per trasmetterli alle ignare moltitudini?
Ed egli scrive quello che scrive col pensiero di ottenerla, questa repulsione, perchè egli non tarda, dopo avere ancora in un'altra pagina parlato dei remi i quali spingono le donne voluttuose, ad invocare la punizione dell'eccidio e della strage, ed egli parla a questa accolta di uomini i quali nella volutt
«Lo adopero insomma come un giornale, di cui si legge sbadatamente, quando non si salta addirittura, la prima pagina e la seconda, per correr cogli occhi alla cronaca, all'ultime notizie e agli avvisi teatrali.
Era un buon diavolaccio in fin dei conti, e colla sua forza un altro sarebbe stato ben più prepotente e manesco di lui. Ma poi veniva la pagina del passivo, ed i pugni ed i calci menati senza misericordia gli facevano, ripensandoli, una sorpresa dolorosissima.
Ho notato una certa sonnolenza anche negli altri. Più di una volta ho veduto Federici fermarsi sulla pagina, coi gomiti sul tavolo e la faccia nelle palme. Alle undici antimeridiane d'ieri ho sorpreso don Davide che dormigliava sul breviario. Anche Lazzari subisce la stessa legge di prostrazione. Rimane assopito per delle ore. Forse è perchè egli legge troppo di notte.
Così forte era il mio turbamento, ch'io credevo di avere il viso scomposto e di non potermi levare e di non poter proferire una sillaba. Un solo sguardo, rapido, obliquo, gittai a Giuliana; e il suo profilo mi s'impresse così che mi parve di continuare a vederlo su la pagina, accanto al "povero esile volto" della principessa morta.
Parola Del Giorno
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