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Aggiornato: 22 giugno 2025


Or giuramenti orrendi, per cui sua testa agli infernali Numi consacra; or spande liberi, e feroci detti, che attestan tua virtude; or giura piú a grado aver e funi, e punte, e scuri, che l'oro offerto di calunnia in prezzo. Di Tigellino ei le promesse infami chiare ad ogni uomo fa; lo ascoltan pieni d'inusitato orror gli stessi feri suoi carnefici, e quasi le lor mani trattengon, mal loro grado.

Prendimi, portami, Spirto malefico: Su l’audacissime Ali indomabili, Tra nubi e fulmini, Pel cieco orror, Portami, involami, Come la gracile Foglia d’un fior.... In alto, in alto sempre, in alto ancor!... Da che eccelse scaturigini tu nasci, O cascata impetuosa?... Rimbalzante sulla china perigliosa, Tu scrosciando volgi al mar; Spumi, brilli, ridi, spruzzi, e niun t’arresta Ne la corsa secolar.

provveduta a l'infernal soggiorno Rivolge il tergo bestemmiando, e fiera Fa contra Rodi a guerreggiar ritorno La Furia rapidissima, leggiera; A pena ella apparia, che 'l volto adorno De l'auree stelle, e tutto il ciel s'annera, Tanto de gli atri abissi a lei van dietro Puzzo ed orror caliginoso e tetro.

Ma per gli androni bui, sotto le vôlte Striscian fantasmi oscuri. Strisciano larve di minaccia avvolte Lungo il viscido e freddo orror de’ muri: E s’anima ad un tratto, ecco, ogni cosa, E umana forma prende, E sobbalza, gigante e maestosa: Viva una fiamma qua e l

Se stessa alfin d'umane membra adorna, E va, torbido orror, per l'aure liete, L

qualora a voi fo col pensier ritorno e ritrovo sentenze profonde in leggiadro stil, mi confonde novello orror, ch'in me più non soggiorno. Vostra Musa di me cantando canta d'uno sterpo silvestro, a cui nemica stata è natura e 'l ciel, e io no 'l celo. Ben è la vostra fortunata pianta, che lieto il Re de' fiumi la nutrica, e la rinforza il gran Signor di Delo. Dello stesso

Quinci fu mosso; e che da spron d'onore Ben stimolato ad affrontarlo vada Sciriffo il dimostrò: con tal furore Egli trascorse, anzi volò la strada. Ma non prima giungea, che dentro il core Sdegnoso Enrico gli piantò la spada; Ivi i nodi de l'anima dissolve, E di profondo orror tutto l'involve: XLIII

Ma presso è il giorno, ove, a disfar chi abborro, non fia mestier che dal mio soglio un cenno. OTTAV. Tra 'l fero orror di tenebrosa notte, cinta d'armate guardie, trar mi veggo in questa reggia stessa, onde, ha due lune, sveller mi vidi a viva forza. Or, lice ch'io la cagione al mio signor ne chiegga?

Nell'addormito spirito, quale su mar deserto repente un alcione candido irrompe, il cieco così della mia tenebra Orror fende una donna, uno splendr che i muti segni richiama e suscita delle memorie spente nel gran mar delle lagrime, Quale si annuncia candida, qual sorge dalle fonde acque in un riso tremulo che luccica sull'acque e in sen dell'acque specchiasi

Balza la Triste dal letto straniero Ne la penombra scialba: Rimette cenci su la carne ignuda: Torna col figlio al noto Orror de l’abbandono, a l’aria cruda, Ai perigli, a l’ignoto, A la caccia del pane!... Avida mira L’ampia citt

Parola Del Giorno

asserisca

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