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Aggiornato: 7 giugno 2025
Se debbo dire quel che a me pare.... veramente... Ma sì che l'ha detto. Non ci scambi le carte in mano.... Lo confesso, n'ho avuto un po' di compassione. Ehi! ehi! signor cappellano, intendiamoci: uscì fuori brusco il Rosso, senza finir di vuotare il bicchiere. Ah! vi faceva compassione?... domandò ironicamente il signor Omobono.
Il peggio fu quando, voltosi a caso, trovossi a fianco quell'importuno che quasi sempre aveva tenuto gli occhi sopra di lui, il signor Omobono. Costui, spolpando beatamente un'anca di pollo, gli venne a brontolare all'orecchio: E voi, caro giovinotto, non ballate? non mangiate? No, rispose Damiano. Eh, non fate l'imbecille, o dirò a tutti che siete innamorato... Damiano tacque.
E così dicendo, don Omobono tutto tremante fece un segnale scongiuratore dell'esorcismo. Io torno a dirvi che vi calmiate, riprese Maria. Che cosa avete a temere voi che siete un povero prete infelice, che vivete si può dire di carit
Ma il signor Omobono (ch'era ben lui) si tirò sugli occhi, più che potè, il cappello; e mettendosi il fazzoletto alla faccia, come sorpreso da un impeto improvviso di tosse, svoltò lestamente la spalla del portone e si schermì dal curioso esame del giovine; il quale, preoccupato da' suoi foschi pensieri, credè d'avere sbagliato, e innanzi che fosse venuto alla sua porta, s'era gi
Così parlando il prelato con modi leziosi, si avvicinava a Lucia, che indietreggiò, e prese fieramente a dire: Ed io, bel signore le dico, che non sono poi tanto gonza da non capire ch'ella si è introdotta qui con codesto pretesto per fini non buoni. E mi meraviglio che don Omobono, che io ho sempre rispettato come un degno sacerdote, tenga mano a simili faccende!
Gaetano! soggiunse la madre. Che cosa volevi dirmi? Niente, niente; non serve, rispose Tognetti, che si era posto di cattivo umore, e andava guardando in cagnesco don Omobono. Questi se ne accorse, e si levò in piedi. La non s'incomodi, sor prete, disse il giovane. Rimanga seduto. Oh no, signore! anzi me ne vado via. Signora Maria, vi riverisco. Signor Gaetano! Le son servo.
Si sarebbe detto che in lei riviveva lo spirito della vergine Clelia. Bussarono alla porta. Ohè! sclamò Teresa, che sia quella marmotta? Mo' lo concio io per le feste. E avvicinatasi alla porta, chiese ad alta voce: Chi è? Son io! rispose una voce tremolante. Teresa aperse, e apparve sulla soglia la figura sparuta e paurosa di Don Omobono, il prete di vettura. Egli era un vicino della famiglia.
Era colui ch'egli riguardava a ragione come l'autore di tutto il male ch'era toccato a' suoi, l'unica persona forse, per la quale egli si fosse sentito capace d'odio; in una parola, il signor Omobono.
Il signor Omobono, che così appunto egli era stato mal battezzato, chinò leggermente la testa; poi, tranquillamente rimettendosi il cappello, uscì per la porta opposta a quella per dove n'andarono gli altri.
Le son proprio obbligato, cominciò colui che aveva comandata la cena, della sua condiscendenza, don Aquilino. Eh! eh! non dica tanto, mio caro signore. Il prete che, sospinto un po' dalla paura, un po' dalla gola, non aveva saputo resistere all'invito del signor Omobono e del Rosso, cameriere dell'Illustrissimo, era veramente quel disgraziato di don Aquilino.
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