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Aggiornato: 7 giugno 2025


Di notte... può darsi benissimo che si scambi l'una per l'altra. È una buona cosa anche questa. Va dunque, e a rivederci. Omobono prese la sua via, l'Elia Corvino salì al suo camerotto al quinto piano e si vestì la cappa signorile, ridiscese, e così a piedi come voleva la sua bassa fortuna, si recò al tentorio.

Ebbene, io sono un asino, reverenza! riprese don Omobono, con quel tuono di compunzione con cui si recita il Confiteor. E vostra reverenza ha fatto male a scegliere un asino come me per una missione di tanta importanza. E perchè? chiese il gesuita.

Appena vedeva aprirsi la finestra, ed era segno che il malato era morto, don Omobono correva subito alla chiesa parrocchiale a farsi iscrivere fra i primi per la messa funebre, sicuro così d'intascare sei, otto, o dieci paoli, secondo il grado di ricchezza o piuttosto di vanagloria della famiglia del defunto.

Il signor Omobono balzò di subito in piedi; al Rosso morì in gola il discorso, e tutti e due volsero il capo a quella parte, onde lo strepito s'era udito. Don Aquilino, che nulla intese, ma vide l'improvviso sgomento de' due compagni, non sapendo più che pensare, tanto aveva la mente intronata e confusa, crede quasi d'esser caduto in un agguato, imaginò che la minaccia di cui parlavan coloro fosse gi

Una coccarda! esclamò don Omobono indietreggiando e portando la mano alla fronte in atto di segnarsi colla croce. , signore, disse Teresa. Qua!... E, preso il cappello a tre punte del prete, appuntò con una spilla sopra una delle falde rialzate la coccarda. Questa sar

E don Omobono accompagnò con un profondo sospirone quella espressiva reticenza. La signora Maria sospese il suo lavoro, e guardando in faccia il prete, chiese con ansiet

Il Rosso andò alla porta, sbirciò nell'altra stanza; tornando subito indietro, si rimise al suo posto, e cominciò a ridere sgangheratamente; poi, annaffiato il gorgozzule con un'altra sorsata, si volse al signor Omobono: Non c'è nessuno, ve lo dico io.... Vorrei vedere che a qualche bell'umore venisse in capo di fiutare i fatti nostri.

La ragione di quella premura si era questa, che padre Bindi era uno dei segretari primari del Padre Generale: a tutti era nota la sua potenza, e don Omobono doveva aspettarsi da quella inattesa chiamata molto bene o molto male.

Bene: disse allora, facendosi coraggio, la vedova: è un tale che può ajutarci e ajutare anche voi.... , vedete, me lo disse tante volte. È quel signor Omobono.... Ancora quell'uomo? Non mi fate quegli occhi; non mi guardate così. Tacete! capisco adesso questo mistero d'inferno.... Voi siete tanto buona che non arrivate a comprenderlo.

A tali parole, la madre Pelagia rizzò gli orecchi e mostrò d'aver inteso, quantunque lo scaltrito Omobono avesse ravviluppato il suo dire in modo che la vecchia non ci avesse a veder chiaro.

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