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Aggiornato: 25 giugno 2025
Tra questi affanni in ver la terra inchina Tacito il guardo, ed è di duol confuso; Quando ecco l'Angiol suo gli si avvicina D'amabile splendor tutto rinchiuso; E cosparge dintorno aura divina Tra' mortali a sentirsi odor non uso, Che 'l cor rinfranca, e ravvivarlo suole, Indi il volo disciolse a tai parole: XVIII
Le ripeton le voci alte dei venti: «Rechi gioia o sconforto, Bacio di vivo o tetro odor di morto?...» Ella risa non ha, non ha lamenti.
Con questo caldo, e con questo odor grave.... Ha ragione; ripigliò l'infermiere. Noi siamo abituati; ma lor signori, che vengono di fuori, lo sentono. Aspetti, prenderò qualche sale, e lo faremo aspirare alla signorina. No, grazie, non ne ho bisogno; disse Fiordispina, scuotendosi. Non ho più nulla. Ma il pallore ond'era coperto il suo viso, contrastava con le parole.
I grassi all'aria irrancidiscono e prendono così un odore disgustante, nauseoso: questo è dovuto alla formazione di acidi grassi di odor fetido quale valerico, caprico, caproico ed altri.
Dicea, quando pe'l ciel rigido e scuro Un sinistro baglior sorge e risplende, E un piceo fumo, un odor crasso e impuro Gli occhi travaglia, ed il respiro offende. Ahi! qual cagion, qual destino empio e duro Di nuova rabbia i franchi petti accende? Tra le fiamme sepolta e la rovina De la Senna cadr
Quando io avevo dieci anni, o giù di lì, giocavo coi re, e fu il solo tempo in cui vissi in dimestichezza con gente di gran paraggio. Li avea fatti io stesso di cartone e dipinti di rosso e di azzurro con elmo e spada. L'ho a mente quella stanzaccia a soffitta, diroccata, con un odor di topi. L
L'alta erba mareggiava in su 'l confine placidamente, come biada a maggio; or sì or no giungea da le colline di citisi e di timi odor selvaggio. Pareva il sol d'autunno per le chiare vie de 'l cielo un novello orbe lunare: i vapori facean mite il suo raggio.
V’era come un odor di vecchie rose, Un odore di mammole appassite; V’era il silenzio de le antiche cose Nel tramonto dei secoli sopite. V’era una lampa giorno e notte accesa Come un triste desìo, sopra un altar, E a me l
Una sera, al tramonto, Violet e io eravamo seduti sotto il tiglio di Geisenheim, mentre la signora Steele faceva una visita nella villa Monrepos. Ricordo il gran tiglio, vecchio di quattro secoli, la vicina chiesa con le sue torri medioevali, le villette posate tra i fiori, tra il cicaleccio degli zampilli e degli uccelli, la dolcezza della luce e dell'ora, un odor di glicine in fiore.
Candida era tua gonna, e d'ognintorno Dispiegava tesor d'aurei lavori, E di ricchi giacinti un cinto adorno La stringeva sul sen tra smalti ed ori, E su le chiome, onde fin oro ha scorno Spandeva cari odor cerchio di fiori, E tal con ammirabili sembianti Lieta formavi ora sorrisi, or canti.
Parola Del Giorno
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