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Aggiornato: 14 giugno 2025
Io son essa che lutto, madre, a la tua pria ch'a l'altrui ruina>>. Come si frange il sonno ove di butto nova luce percuote il viso chiuso, che fratto guizza pria che muoia tutto; cosi` l'imaginar mio cadde giuso tosto che lume il volto mi percosse, maggior assai che quel ch'e` in nostro uso.
Spesso ella si rivolge al passato, ed una delle sue poesie migliori è appunto: l'Incontro di Beatrice e di Laura in Paradiso, dove felicemente evoca le due ombre, che amorevolmente si intrattengono, anime sorelle, e si dileguano poi come due stelle Nova tracciando via Di luce e d'armonia.
Per non essere disturbato dalla gente di casa, egli tiene due camere, a uso di studio, in piazza Nova e quando si d
Ed elle son savie a fugirli: altretanto ne farei io. Sí che, per questo, ve ho ditto ch'ella è nova, per ciò che tutte le cose nove piacciono e dilettono ad ognuno. State, adunque, cheti; e avvertite a non far cosa per la qual io ne abbi da far chiavare qualcuno di voi, a mal modo, in una pregione.
"E tien lungi l'April, che in forma nova, "Aimè, mutar si deve! "Deh!... Tien lungi l'Aprile!... Ave, o Signore! "Noi siamo lieti della nostra sorte... "L'April tien lungi, chè mutarci in fiore "Vuol dir darci la morte!" Milano, giugno 1875.
RUFINO. Ve ho da parlare de cosa importante. PRUDENZIO. E da parte de chi? RUFINO. Venite a basso, se volete, che ve llo dirò. PRUDENZIO. Adesso vengo. REPETITORE. Che bona nova è questa? RUFINO. Come lui viene abasso, lo saperete. REPETITORE. Sono forsi cose d'amore? RUFINO. De grazia, non me llo adimandate; ch'io non vel voglio dire, se non ci è lui.
ond'elli: <<Or ti conforta; ch'ei convene ch'i' solva il mio dovere anzi ch'i' mova: giustizia vuole e pieta` mi ritene>>. Colui che mai non vide cosa nova produsse esto visibile parlare, novello a noi perche' qui non si trova. Mentr'io mi dilettava di guardare l'imagini di tante umilitadi, e per lo fabbro loro a veder care,
105 E durò quella festa così poco, ch'in men d'un'ora il tutto fatto s'era: ma Norandin, per far più lungo il giuoco e per continuarlo infino a sera, dal palco scese, e fe' sgombrare il loco; e poi divise in due la grossa schiera, indi, secondo il sangue e la lor prova, gli andò accoppiando, e fe' una giostra nova.
Da tutte parti saettava il giorno lo sol, ch'avea con le saette conte di mezzo 'l ciel cacciato Capricorno, quando la nova gente alzo` la fronte ver' noi, dicendo a noi: <<Se voi sapete, mostratene la via di gire al monte>>. E Virgilio rispuose: <<Voi credete forse che siamo esperti d'esto loco; ma noi siam peregrin come voi siete.
GERASTO. Io mi parto non cosí mio come tuo; e amami, se ti par che l'amor mio lo meriti. Va' e da' questa buona nova a mia figlia, fatti dar la mancia e confortala a far la mia volontá. Oh, come sei tramortita! sará stato l'allegrezza della nuova che ti ho data? Fatti far una fregagione alle gambe, ché non sará nulla. ESSANDRO solo.
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