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Aggiornato: 2 maggio 2025
Il giornale fiorentino L'Alba cosí ne annunziava l'arrivo: «Stamani, a mezzogiorno, è arrivato a Firenze il generale Garibaldi con ottantaquattro uomini che lo seguono. È stato incontrato alla stazione della via ferrata Leopolda da eletta schiera di cittadini, da bandiere e dalla banda militare, che per via Borgognissanti lo hanno accompagnato alla casa De Gregori, in piazza S. Maria Novella, destinatagli per abitazione. Lungo il cammino la folla era immensa e plaudente; gli applausi sono divenuti piú fragorosi ed unanimi sulla piazza. Il Garibaldi si è fatto al terrazzo e ha pronunziato all'incirca le seguenti parole: Immensa è la gratitudine che io sento per voi, o Toscani. Né essa nasce oggi, ma rimonta a epoca piú lontana, all'epoca in cui il popolo toscano fu il primo a onorare quel poco che avevo fatto per l'America . Io credo però che la simpatia che mi dimostrate, più che all'individuo, sia al principio che intendo sostenere sui campi italiani, e in questo senso io vi debbo una maggior gratitudine. Il popolo toscano, senza far torto agli altri, è colto e gentile; ad esso spetta perciò maggiormente a dimostrare quanto gli stia a cuore e quanti sacrifici meriti la nostra patria. La vostra simpatia mi è cara, perché diretta alla causa italiana, per la quale ho combattuto. Sono persuaso che voi, Toscani, il piú intelligente e gentile dei popoli italiani, saprete nel tempo stesso esser quello che piú senta la vergogna della nostra posizione attuale. E non dubito che vorrete difendere fino all'ultimo istante quella causa per la quale tutti dobbiamo sacrificare le sostanze e la vita. Nuovi applausi. Il sig. Niccolini, romano , ha dette calde parole analoghe alla circostanza, chiudendo: Viva Garibaldi, viva l'Italia. Il Garibaldi si è ritirato: nuovi strepitosi applausi. Garibaldi, ritornato solo sul terrazzo, ha detto: La mia anima è con voi, o Toscani; dovunque mi conduca il destino, la mia anima rester
E, mentre scrivo, mi passano davanti agli occhi, come in turbinosa fantasmagoria, i bei giorni di Firenze, quando egli giovane, biondo, pieno di entusiasmi per l'arte, riempiva con lo scintillìo della sua parola il foyer del teatro Niccolini; quando niente faceva prevedere che all'autore di Fede e dei proverbi drammatici, lavori con cui egli faceva allora le sue prime prove di artista, dovessi io dare il saluto di ben arrivato da Massaua con queste malinconiche parole.
Sicuramente li vedeva con que' medesimi occhi il Niccolini, quando diceva di loro: /# Ripassin l'Alpe e tornerem fratelli. #/
A Giovambatista Niccolini io dedicai il volume degli Scritti varii, e nel dedicarglielo lo salutai la migliore coscienza d'Italia; e tale fu, e tale si rimase, e si manterr
Non senza supremo consiglio la Provvidenza ordinò, che in questi luoghi vivesse Vittorio Alfieri, ed ora viva Giovambatista Niccolini, ponendo in certa guisa più gagliardi i puntelli l
Solo qualche classico cresciuto nell'odio del romanticismo o della religione protestava tacendo. Niccolini colla chiaroveggenza del poeta penetrando oltre l'illusione del momento si ricusò ad un'opera, che fallita doveva lasciare discordie peggiori di quanto allora ne conciliava; e feroce fra tanta bont
Unico avrebbe potuto e dovuto scriverla degnamente G. B. Niccolini; ed è morto, e aspetta tuttavia anch'egli la sua. Ma, l'edizione del Dante Foscoliano mi costò ben altre fatiche. M'offersi, com'era debito mio verso il generoso editore, di dirigere tutto il lavoro e corregger le prove.
In queste poche parole viene espresso, dodici anni prima, il concetto fondamentale dell'Arnaldo del Niccolini. Il Manzoni perciò non poteva in nessun modo accordarsi coi Gesuiti, i quali volevano che la Chiesa s'impacciasse nel governo politico del mondo; e fin dall'anno 1819, scrivendo da Parigi al suo proprio confessore Tosi un po' giansenista, esprimeva chiaramente il suo pensiero in proposito: "A malgrado (egli diceva) degli sforzi di alcuni buoni ed illuminati Cattolici per separare la religione dagli interessi e dalle passioni del secolo, malgrado la disposizione di molti increduli stessi a riconoscere questa separazione, e a lasciare la religione almeno in pace, sembra che prevalgano gli sforzi di altri che vogliono assolutamente tenerla unita ad articoli di fede politica che essi hanno aggiunto al Simbolo. Quando la Fede si presenta al popolo così accompagnata, si può mai sperare che egli si dar
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