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Aggiornato: 29 maggio 2025
Fra le vedute c’erano i ritratti, dei generali che più si distinsero in Russia, Davout, Murat, Ney, il principe Eugenio, e qualche altro.
Il giorno in cui, caduta Roma, voi scrivevate la lettera a tutti nota all'ufficiale Edgard Ney, la libert
Chi udiva i discorsi di codesti rudi uomini, francesi, côrsi, italiani e polacchi, sentiva le cose più meravigliose e vedeva passare quadri di mezzo mondo innanzi a sè: le piramidi, i ghiacci terribili della Russia, le Alpi, Lipsia, Marengo, il sole d'Austerlitz, Eylau e non è tutto: nomi come Ney, oh, Ney! questo rattrista, Marmont, Bernadotte, che rattrista il vecchio cuore dei veterani, Murat il falso, il magnifico Murat!
Se la nazione scoteva il capo al nome di Luigi il Grosso e di San Luigi e degli altri illustri antenati, che il re pronunziava volentieri, molti personaggi della Real Casa, però, non avevano mai sentito far parola del maresciallo Ney, e anche i più notevoli degli emigrati, come Richelieu, stavano lì perplessi, ignoranti fino al ridicolo dell'anima nuova di questa giovine Francia, che non avevano più calcata in venticinque anni di prodigiosi trasmutamenti.
«Quando Napoleone dall'isola d'Elba sbarcò nel golfo di Iuan ai 5 marzo 1815, per riprendere l'impero della Francia, il maresciallo Ney fu scelto dal re Luigi XVIII per tagliare la via della capitale all'insensato perturbatore della pubblica quiete.» Ney, impotente a trattenere le onde del mare, tornò alla causa di Napoleone.
Quando i marescialli Macdonald e Ney comunicarono a Napoleone che egli doveva scegliere, come sovrano, l'Elba od un altro luogo, ad esempio la Corsica, egli gridò: «No, no. Io non voglio aver niente di comune con la Corsica». Ci vuole poca psicologia a leggere qui nell'animo suo. L'isola d'Elba! Chi conosce l'isola d'Elba? Mi si cerchi un ufficiale che conosca l'Elba!
«Dopo la battaglia di Waterloo e la seconda abdicazione di Napoleone, Luigi XVIII volle deferire ai consigli di guerra i colpevoli di aver tradito il re prima del 23 marzo, e di avere attaccata la Francia e il suo governo a mano armata. Con ordinanza del 24 luglio mandò Ney, Cambronne ed altri ai giudici militari. Il maresciallo fu difeso da Berryer, padre, che sostenne l'incompetenza del Consiglio di guerra. Queste furono le ragioni sostenute: il giudizio su preteso crimine di Stato non essere domandato ad un Consiglio di guerra. Il sovrano, capo dell'esercito, si osservò, non poteva pronunziare in causa propria, per giudizio dei suoi ufficiali. L'articolo 33 della Costituzione affidava alla Camera dei Pari la procedura per i crimini di alto tradimento. Gli articoli 62 e 63 vietavano di sottrarre un prevenuto ai suoi giudici naturali. Il re per un altro articolo del Patto costituzionale stretto con la nazione aveva renunziata la potest
VIII. Jattanze e speranze. Ma ritorniamo all'animoso ministro dal quale l'ordine delle idee ci portò alquanto lontano. Rivenuto di Parigi al suo parlamento dovevasi certamente aspettare che, col ritegno voluto dalla prudenza, egli toccasse delle cose trattate in Parigi, cioè della proposta sua rispetto al migliore governo da dare a una parte degli Stati Papali. Nel che non poteva, almeno in massima, non convenire, e l'Imperatore, la cui lettera a Edgardo Ney rimaneva da più anni quasi fatta ludibrio alla Corte di Roma; e l'Inghilterra, che aveva nella vittoria di Crimea messa in luce piuttosto la sua debolezza che la sua forza, e a cui doveva gradire che opportunit
Ben a ragione il senatore A. Pierantoni ha ricordato che la quistione non è nuova nella storia delle guerre civili e che il caso del maresciallo Ney avrebbe dovuto servire di esempio e di ammaestramento.
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