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Aggiornato: 14 luglio 2025
In casa Della Valle si cominciava intanto a fare le valigie, e con gran consolazione della Nena, la quale, a Roma, forse perchè non era nè un deputato, nè un senatore, non ci si poteva vedere.
Prima di partire, la duchessina si era fatta promettere da Sandro che questi manderebbe una sua lettera, ogni settimana, alla Nena; la Nena, che non sapeva leggere lo scritto, si sarebbe rivolta alla padroncina, la quale, in tal modo, avrebbe avuto notizie del giovinotto e avrebbe potuto leggere fra le righe ciò che riguardava lei solamente.
Che cosa ho mai fatto! Più tardi, quando ebbe vestita la sua padrona, prima del mezzodì, e colla scusa di dover andare dal merciaio, corse dal Frascolini. Ma il Frascolini non c'era, nè giù all'ufficio, nè su, in casa, e nemmeno in stamperia. La Nena si sentì una stretta al cuore: Sandro non le aveva mantenuta la promessa.
La Nena, senza un sospetto al mondo, si prestava di buon animo alla gherminella, e cominciava anzi a sperare che il filodrammatico avesse del tenero per lei: cosa che le dava una grande smania, e le metteva il diavolo addosso, perchè quel giovanotto le era sempre piaciuto, e piaciuto assai. L'ultima lettera del Frascolini era capitata col timbro di Venezia.
La Nena non si perdette d'animo e con quell'eloquenza che prorompe dal cuore, tornò a scongiurarlo di perdonare alla Signora contessa e di non farle del male. Gli disse che a questo solo patto ella sarebbe stata la sua serva, la sua schiava, che egli non avrebbe più udito dalla sua bocca nè un rimprovero, nè un lamento e che non gli avrebbe più rinfacciato la pace, l'onore perduto.
Soltanto com'entrò lì dentro anche Graziella la sarta, con dietro la ragazzina curva sotto lo scatolo delle vesti, per vedere, mentre lei dinanzi al lettuccio, contemplava la morta coi grandi occhi pietosi, il piccino le prese fra mano la frangia di conterie che luceva attorno alla veste. Graziella si volse. Questo è il piccino di donna Nena spiegò Gaetanella Rocco il figlio della figlia.
Come?... lei?... esclamò il giovane, con stupore. Alle volte, non si sa mai, avrebbe potuto averci visite, o aspettarne qualcuna. Visite, quassù, al roccolo?!... Via... non faccia tante meraviglie; la Nena, sa, mi ha detto tutto.
Anzi sono più che suo padre, perchè suo padre è stato... che so io?... qualche crudelaccio che lo buttò via; che, quanto fu da lui, tentò di mandarlo a male e... Non dite così» gli dava sulla voce la Nena, sua moglie; giacchè il lettore può essersi accorto ch'erano quel Maso e quella Nena, da cui Ottorino Visconti avea portato via Alpinolo ancor fanciullo.
Lalla singhiozzava, non sapeva staccarsi dal babbo e dalla mamma e si sfogava colle carezze e con gli abbracci. Prospero aveva ricominciato a sospirare e a soffiarsi il naso. La Giulia pure piangeva, e miss Dill pareva impietrita dal dolore. Poi la commozione dei padroni si diffuse anche fra i servitori, e l'addio della Luisa e della Nena fu affettuosissimo.
Giorgio aveva temuto con quella notizia di darle un dispiacere, ma invece Lalla, dopo aver finto la più grande maraviglia, si era accomodata subito, e benissimo, con un'altra cameriera: infatti era stata Lalla medesima che aveva imposto alla Nena di licenziarsi e di ritornare a Santo Fiore, con una scusa qualunque.
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