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Aggiornato: 15 giugno 2025
Federigo, andando a Viterbo, incontra il Pontefice Adriano nei campi di Sutri. Era costume che i Regnanti Incontrando il Pontefice gli si prostrassero, gli baciassero il piede, gli tenessero la staffa, e la Ghinea per lo spazio di nove passi romani gli conducessero. Lo Svevo, sdegnando coteste cerimonie, si fa arditamente incontro ad Adriano, che lo respinge, e gli nega il bacio della pace.
Ora sì ch'egli stette da vero per divenirne folle, e se i precedenti discorsi furono in parte scevri di sapienza, in parte empii, come dettava la sua feroce passione, pensisi quali divenissero dopo la esposta avventura. «Chi è che nega il destino?
La scienza e l'arte non si salvano neppure. «Le scienze e le arti esisterono sempre, e finchè esisterono veramente, furono necessarie e accessibili a tutti gli uomini. Noi invece produciamo ora certe cose chiamate arti e scienze; ma si vede che le nostre produzioni non sono nè necessarie, nè accessibili agli uomini». Ancora un'altra volta, dunque, il Tolstoi nega quel progresso che aveva gi
E questo ti sia sempre piombo a' piedi, per farti mover lento com'uom lasso e al si` e al no che tu non vedi: che' quelli e` tra li stolti bene a basso, che sanza distinzione afferma e nega ne l'un cosi` come ne l'altro passo; perch'elli 'ncontra che piu` volte piega l'oppinion corrente in falsa parte, e poi l'affetto l'intelletto lega.
Dietro la sottile parete di legno traforato, rispose la voce del confessore, leggermente velata: L'aiuto che altri può dare non è mai così efficace come quello prestato dalla propria coscienza. È ad essa che bisogna domandarlo; essa non lo nega mai fin quando è viva. E che sia viva, lo prova questa confessione, il contrasto provato, il pentimento prima della colpa....
E questo ti sia sempre piombo a’ piedi, per farti mover lento com’ uom lasso e al sì e al no che tu non vedi: ché quelli è tra li stolti bene a basso, che sanza distinzione afferma e nega ne l’un così come ne l’altro passo; perch’ elli ’ncontra che più volte piega l’oppinïon corrente in falsa parte, e poi l’affetto l’intelletto lega.
Più da' suoi cavalier non si difende? Del superbo Ottoman sostien l'impero? Quivi Aletto sue frodi a narrar prende: Ma ferma il guardo in volto al cavaliero, Ben osservando, s'ei consente o nega Credenza al ver, mentre le note spiega.
I gemiti del violino, il rullìo de' tamburi, il fragore delle trombe, il canto degli uccelli; la voce dei quadrupedi, il ronzìo degl'insetti, tutto tace! Tutto è morto per voi: la natura vi nega le sue armonie: Essa è sepolta, per voi, in un eterno silenzio.
Sforza il fievole corpo, e sovra il letto In zelo ardendo le ginocchia piega E giunge umile ambe le palme al petto, E sì la lingua inverso Dio dispiega: Signor, se come il tuo messaggio ha detto Più de la vita a me spazio si nega, A tuo grado, o Signor, l'alma si sciolga, Ma sia tua santa man, che la raccolga.
Ne l’abituro ove morì stanotte Il vecchio pellagroso, Veglia sul freddo, altissimo riposo La vanga sola, viva ne la notte: Guatando il letto che somiglia un trono, In suo linguaggio prega. E prece è questa che singhiozza e nega: Che di fede non è
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