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Aggiornato: 16 giugno 2025
ESSANDRO. Che isconsigliato consiglio fu quello che tu mi desti! PANURGO. Chi avesse potuto pensare che avessero voluto venir cosí presto? ESSANDRO. Aiutami, ch'io moro! PANURGO. A che voleti che vi aiuti, a dolervi? ESSANDRO. Oimè! PANURGO. Oimè! MORFEO. Oimè! ESSANDRO. Oimè, che mi moro di dolore! PANURGO. Oimè, che mi moro di dolore! MORFEO. Oimè, che mi moro di fame!
Tocchi i trent'anni, morto il Moro, al quale voleva un po' di bene per alcuni buoni frutti che l'infelice principe aveva saputo far maturare in Lombardia, la quale gli stava al cuore fortemente, veduto come tutta la classe de' patrizii aveva con tanta spontaneit
Insieme ad un'accademia di pittura venne pure dal Moro fondato il primo conservatorio di musica che vantasse Italia, e così molt'altre instituzioni s'effettuarono per le sue cure, come sanno anche coloro che men sanno di storia patria.
FILENO. Guarda lá gaglioffo! Forse ch'io nol pensai che gli è ubbriaco, questo impiccato? M'era giá venuto il cuor, di compassione e di paura, ad un granel di miglio. Che t'han fatto? Di', Pilastrino. PILASTRINO. Son caduto giú da le mura de la ròcca. Oimei! Aiutami, qua giú nel fosso, fratello, ch'io moro. Vorrei la candela da benedire e ben da bere in questo affanno.
E ripetendosi questa frase, ancora una larva sinistra le appariva, lugubremente, così come le era apparsa una volta sotto la impressione funerea delle parole di una povera vecchia visionaria: l'immagine di Sebastiano Morò, il gentiluomo morto laggiù, tragicamente, pel suo amore tradito e pel suo onore offeso....
Deh, perché son vivo? perché non moro? che fa in questa vita? Ma il tempo fugge e io lo sto perdendo in parole. Ecco Protodidascalo: cercherò qualche consiglio. Che ci è, Protodidascalo? PROTODIDASCALO. Siam rovinati. LAMPRIDIO. Questo vada a chi ci vuol male. PROTODIDASCALO. A voi è toccato in sorte. LAMPRIDIO. Che ci è? parla presto.
ARMELLINA. Voi sète quello? se sète Guglielmo, come sète lui? VIGNAROLO. O bestia! dimmi. Quello, dico io; ma io son Guglielmo. ARMELLINA. Io son innamorata di quel vignarolo e mi moro per lui. VIGNAROLO. Desideri vederlo? ARMELLINA. Quanto la vita. VIGNAROLO. Che pagaresti a chi te lo facesse vedere? ARMELLINA. Me stessa. VIGNAROLO. Se vuoi tenermi segreto, io te lo farò veder mò.
41 Annibal e Iugurta di ciò foro buon testimoni, ed altri al tempo antico: al tempo nostro Ludovico il Moro, dato in poter d'un altro Ludovico.
138 La forma, il sito, il ricco e bel lavoro va contemplando, e l'ornamento regio; e spesso dice: Non potria quant'oro è sotto il sol pagare il loco egregio. A questo gli risponde il brutto Moro, e dice: E questo ancor trova il suo pregio: se non d'oro o d'argento, nondimeno pagar lo può quel che vi costa meno.
Al paesetto sonava l'Angelus quando il ponte di legno che accavalcava il piccolo borro, secco in quella stagione, risonò sotto lo scalpitare delle cavalle. S'internarono in una viottola ripida tra due siepi di rose d'ogni mese, si curvarono sul collo delle cavalle per evitare i rami del famoso moro, e poco dopo, per il viale de' castagni, sbucarono nella spianata.
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