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Aggiornato: 30 giugno 2025


Anima appassionata, timida, buona, piena di fede e di speranza, anima che non trova l'anima! Lidia, sei tu l'anima mia, io sento! Siamo destinati! E se Tu morissi? Se io morissi? Io scrivo parole, ma chi capir

Più fido mi vedresti ora alla Croce, Più concorde or sarìa nostro consiglio. E tu stesso maestri avendo gli anni, Con più sicura man rigetteresti Del secol nostro gli abbaglianti inganni, E tutti i lumi tuoi foran celesti. Ma fu per te misericordia certo, Che tu morissi pria dell'ora, in cui Trassi prigione in bolgie, ove deserto In grandi strazi per due lustri io fui.

Ogni ora della sua giornata era amareggiata dallo struggimento di udire quella voce trillante e puerile, di sentire nella sua il tocco di quella tiepida manina. Pensava: «Se io morissi, Valeria permetterebbe a Nancy di dirmi addio!». Poi pensava: «Ma se Nancy venisse, io guarirei. Adesso non posso mangiare, perchè ho sempre voglia di piangere... ma se Nancy fosse qui, non piangerei.

Perdere questa bella, bella vita, perdere il sole, perdere questi spettacoli, ella aggiunse, delineando un gesto verso l'amplitudine del mare e dell'orizzonte, perdere tutto, senza aver conosciuto nulla!... No, io voglio ancòra vivere, dovunque, comunque, purchè viva; non è cosa umana rassegnarci al destino, e passare così, quando ancor nessuno ci è tanto legato da poter ricordarci sempre!... Perchè se morissi io oggi, chi mi ricorderebbe fra dieci anni?... Che bene ho fatto?... Che cosa sono stata?...

Che cosa ho fatto per meritarmi tanto castigo? Mio Dio, la mia fede era tanto gentile e l'anima mia era pura! Martedì 19. Io non reggo più. Ho dormito affannosamente con una smania terribile. Sono l'ultime righe che scrivo. E come se morissi e ricevessi il pane dell'amore di Dio, parlo a tutti dal profondo dell'anima mia. Perdonatemi tutti: sii felice, tu prima di tutti e di tutte, o Carlo.

Poche parole senza un'allusione a la disgrazia; si felicitava con la figlia, che, se non altro, non aveva bisogno di nessuno. La felicitazione mal celava una punta d'invidia, quasi un rimprovero. «Se io morissi pensava qualche volta la fanciulla il poco che possiedo passerebbe a pap

Me gli attaccherei con le mie braccia al collo con nodi e groppi cosí tenaci, che non timor di Mangone o suspetto di vita o di qual si voglia strano accidente me lo farebbono lasciar mai; accioché, bisognando morire, morissi nelle sue braccia, e gli consegnerei il suo deposito. PIRINO. Farò che or ora voi lo vedrete. MELITEA. O Dio, che intendo!

Visibilmente, ella considerava qualche cosa dentro di ; era assorta. Io ebbi appena il tempo di notare la mutazione istantanea. Ascolta, Tullio. Se mi venisse il delirio.... Che dici? Se dopo, nella febbre, mi venisse il delirio e io morissi delirando.... E bene?

Se io morissi ora, rispondeva Estebano, l'angelo sarebbe gi

Il duca parve scosso. «Che significa questopensò. Eh signora, signora! E siccome ella lo guardava ancora. Che?... davvero.... vi dorrebbe.... se io morissi?... Ne dubitereste?... E se moriste in tal modo, non me ne consolerei giammai.... Sareste liberata da una catena odiosa, da un uomo che vi tiranneggia, che vi annoja!... esclamò don Francesco tra la tenerezza e la rabbia.

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