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Allora entrano in campo gli erbaggi, le verdure, i frutti, la fauna vegetale, il tributo della campagna, l'offerta delle pianure e dei boschi. I monticelli dei broccoli verdi, il cui fiore sembra un merletto rilevato, guardano con disprezzo l'umile e piccola cicoria, raccolta in gruppetti, su cui brillano le gocce dell'acqua; i cavoli bianchi, grossi e serrati, pare che vogliano scoppiare dal loro involucro di foglie verde-chiaro, mentre quelli neri si confondono coll'oscurit

Giunto in sull'alba del 3 a Tivoli, fece spargere la voce che si dirigeva al Napoletano. Al tramonto infatti, levato il campo, marciò per un buon tratto verso il Mezzogiorno; indi volse improvvisamente a Settentrione, pernottò a Monticelli, e la mattina del 4 s'accampò a Monterotondo. Qual era il suo disegno? dove voleva andare? a che mirava? nessuno seppe indovinarlo.

All'ottavo giorno essi fecero alto a una trentina di miglia dal villaggio di Rakai, in una pianura cosparsa di monticelli pietrosi e di piccole oasi ricche di palmizi e di acacie gommifere.

Alcuni vi si appassionavano a tal segno che ogni altra cura passava per loro in seconda linea. Il giuoco era fascino morboso, ossessione. Lunghe ore del giorno, intere notti, essi rimanevano attaccati a quelle sedie, a quelle tavole: gli occhi avidamente fissi sui gruzzoli di monete che facevano monticelli nel centro; lo spirito tremebondo al muovere di una carta, dalla quale dipendeva la sorte loro, della loro famiglia. Il ricco d’oggi poteva non esserlo più domani; senza testamento, l’ultimo giocatore diventare il facile erede d’un feudo. L’eguaglianza di ceto regnava sovrana tra disuguali per censo; ogni cuore chiudevasi alla piet

ALL'ONOREVOLE PRESIDENTE |del collegio elettorale di Monticelli D'ongina| Il suffragio, per me inopinato, del quale hanno voluto onorarmi gli elettori di codesto collegio, meritava da parte mia una piú pronta espressione della gratitudine, che ne sento vivissima. Ma la notizia di esso mi pervenne tardi in questo ritiro campestre, e, dirò il vero, non creduta quasi sulle prime.

La vita d'Innocenzo VIII, Giambattista Cibo, non importa molto il fine del presente lavoro, però che del dominio della Chiesa, che a detta dei moderni dottori per istituzione divina non deve menomarsi mai, poco scisse, pure scisse, chè a Giuliano e a Giovanni della Rovere in mercede simoniaca dell'opera loro per esaltarlo al papato largì terre, e castella, al Savello Monticelli, ad Arragona Pontecorvo, a Parma la Magliana, a Colonna, che di terra possedeva anco troppo, venticinquemila scudi, il figliuolo Franceschetto Cibo investì della contea dell'Anguillara; quanto a moneta poi gliene sbraciava un subisso. Però come Papa onde i tempi nostri derivano, vuolsi tenere breve ma peculiare discorso. Nelle signorie elettive vediamo come gli elettori ad ogni promozione s'indettino, scottati dalla esperienza, a limitare le facolt

, egregio signor presidente, io sono convinto che gli elettori di Monticelli, nel nominar me, lombardo, a deputato alla Camera, non hanno voluto fare altro che protestare della ferma adesione loro al principio d'unione che stringe i popoli dell'alta Italia in un popolo solo, guardiano e difensore guerriero de' confini dell'intera nazione: principio, questo, che è sempre stato il desiderio de' miei tanti anni d'esilio, perché tenuto da me sempre come il fondamento imprescindibile di quella libertá e di quella indipendenza che tutti vogliamo quanti siamo popoli di quest'Italia.

Ma siamo oltre i novanta. Si tratta del vecchio Lorini, dunque? , e com'Ella vede, signor Francesco mio, i giorni possono dirsi contati. Morbus et ipsa senectus. Ma non parliamo di cose tristi. Ho fatta la mia corsa fin sotto a Monticelli, ed ecco la cagione del ritardo. È venuto almeno in tempo per fare un brindisi; disse il signor Francesco.