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Aggiornato: 6 giugno 2025


Tina aveva appreso le miserie e le colpe della vita dallo spettacolo continuo al quale doveva assistere per trarre i mezzi di vivere.

Sicuro, povero rattino! fu una grande disgrazia, ma si volti indietro a guardare certe miserie. A lei e alla sua figliuola non manca nulla. Io sono un ignorante, un vero Gerolamo al suo confronto, ma nel mio piccolo le ho dato più d'una prova che se per caso quella piccina fosse mia, non potrei volerle più bene. Non è per consigliarla, creda.

Ma ciò posto ed eccettuato francamente, ed eccettuate forse alcune vendette personali terribilmente fatte con sue parole immortali, Dante e il poema suo restan pure l'uomo e il libro incontrastabilmente piú virili ed austeri della nostra letteratura: virile l'uomo, nel saper sopportare le pubbliche, le segrete miserie dell'esiglio, nel non saper sopportare le insolenti protezioni delle corti le insolentissime grazie di sua cittá, nel sapere dalla vita attiva, che pur anteponeva ma gli era negata, passare alacre alla letteraria e farvisi grande: virile poi ed austero il poema in amore, in costumi, in politica, in istile, e per quella stessa accumulazione di pensieri che fa del leggerlo una fatica, ma la piú virile, la piú sana fra le esercitazioni somministrate dalle lettere nazionali ai molli animi italiani.

Proprio. L'è pur così. Ma con codesto, voi non mi dite mica, signorino, perchè avete rinunziato a quel delizioso mestiere di vescovo, cui, in un accesso di divotamento alle miserie dell'umanit

Servirò voi e il vostro figlio con grande amore; e se voi mi compraste con prezzo d'oro, a lui m'ho reso schiavo con prezzo di amore: e certo che riconosciuto che sará il mio amore, sarò degno di libertá. MANGONE. Il nome val ogni dinaro: sará certo nato nobile nel suo paese, perché ancora nelle miserie spira la sua nobiltá. FILIGENIO. Di che paese sei? MELITEA. Di Pirinaica.

Gloria brillò sugli arbitri dell'acque; Ma l'assalita rozza gente, invece D'aver tutela amata Negli ospiti arricchiti in quel terreno, Parte ad orrenda tirannia soggiacque, Parte in pugne e miserie si disfece: Invidi per la terra conquistata I vincitori si squarciare il seno: Il novo mondo e il vecchio Fur di colpe e sciagure alterno specchio.

Tu, luce, non hai raguardato alla mia tenebre; tu, vita, non hai raguardato a me, che so' morte; tu, medico, alle gravi mie infermitá; tu, puritá etterna, a me, che so' piena di loto di molte miserie; tu, che se' infinito, a me, che so' finita; tu, sapienzia, a me, che so' stoltizia.

Or quando incontra noi veggiam converse Tante miserie, e gran Duce armarsi, Ed è per l'uom ne le stagioni avverse Prova d'alto valor ben consigliarsi, Che proponete? in questi detti aperse Le labbra il Cavaliero; ove chetarsi Mirollo Araspe, alzò la fronte altiera, Poi sospinse dal cor voce guerriera,

Bisogna che lo sconforto sia infinitamente grande, che la disperazione non abbia confini, perchè l'anima vi si possa finalmente acquetare e trovarvi una specie di compiacenza al rovescio. Per la signorina di Charmory, l'estremo limite del dolore, della solitudine, dell'impotenza, di tutte le miserie dello spirito era stato raggiunto. Con un carattere più energico, più risoluto del suo, una ribellione sarebbe stata la conseguenza della violenza patita; debole, sfibrata dai primi dolori, le impotenti velleit

PELAMATTI. Se ho fatto errore, non mi manca la testa rotta. Orsú, ti lascio,... MORFEO. Che cosa? PELAMATTI.... perché mi vo' partire. MORFEO. Mi pensavo che mi volessi lasciar qualche cosa: lascio io te. PELAMATTI. Non ho che lasciarvi se non miserie e povertá. PANURGO. Non le voglio, portale teco. PELAMATTI. Voleva dir: ti lascio con bona ventura che ti aiuti.

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