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Difatti, per tacere degli antichi, la Roma cristiana quali notevoli poeti ha prodotto? Questo domandavo io un giorno ad un poeta romano, mio amico; e, dopo aver ricordato Vittoria Colonna e Metastasio, egli mi fece conoscere altre produzioni poetiche della citt

O divo Metastasio, ed io son rimbambito, credendo che una cosa fosse così così tra il chiaro della luna e il giùggiolo candito, Amore... C'ingannammo: e t'ingannai, Mimì. Perdona alla grammatica, perdona anche ai poeti, mia vecchia, e facciam voti che si rinasca ancor. Ma se si torna a nascere, restiamo analfabeti, perchè l'altra non guasti la poesia del cuor.

Il gusto per la poesia non è mai tramontato fra i Romani, che, come tutti gl'Italiani, amano i versi; il popolo di tutte le classi sociali spande a piene mani sonetti e canzoni, non appena un'occasione si presenta. C'è uno sposalizio? Sonetti. Nasce un bambino? Sonetti. Si laurea uno studente? Sonetti. Si veste una monaca? Sonetti. Viene sepolto un morto? Sonetti. Si festeggia un Santo? I sonetti piovono. Un monsignore è fatto vescovo? egli cammina su un tappeto di sonetti con le sue calze paonazze! Questi parti poetici d'occasione si raccoglievano un tempo nelle Accademie, nelle quali gl'ingegni erano legalizzati e ricevevano il bollo della scuola poetica tradizionale. Il furor academicus, una vera peste nel secolo XVII non soltanto in Italia, ma anche fuori, è ora del tutto sopito, e se a Roma ci sono ancora degli Arcadi, dei Quiriti, dei Tiberini, e anche degli accademici della S. Concezione, non si deve ricercare in essi un intendimento letterario. L'Arcadia, fondata alla fine del secolo XVII da Crescimbeni e da Gravina, il maestro e protettore del Metastasio, ha una fama mondiale. Il suo nome e il suo simbolo, una zampogna, bene delimitano gl'innocui campi, in cui cercava asilo la poesia dei Romani, e si conviene anche bene alla storia della citt

mirabili versi per un poeta di quindici anni che esce dalle scuole de' frati e da un secolo cicisbeo educato fra le canzonette del Metastasio e del Frugoni; ma il giovinetto non ha ancora potuto pensare a crearsi una propria forma letteraria. Noi vediamo nel suo Trionfo piuttosto la destrezza di un forte ingegno imitatore, nutrito di buoni studii, che gl'indizii del più originale fra i nostri scrittori moderni. Egli ha gi

Dante si è trasformato in Metastasio, il poeta che cantò Cola da Rienzi nell'abate Chiari, Macchiavelli in Algarotti, e Michelangelo Buonarroti in Michelangelo da Caravaggio; le lettere, le arti e la filosofia non vivono che sotto le grandi ali della Libert

Ella non va senza di lui, e quando la s’incontra è impossibile che egli, vagheggino fedele, in ogni guisa non si adoperi a tenerla divertita e soddisfatta di sua corte. A villeggiatura, in luogo solitario, legge alla signora Metastasio, e spiega Voltaire e Rousseau⁴¹². C’è da stupire, che sappia far questo; ma è così. ⁴¹² Vedi in questo volume, p. 278.

Don Settimio De Marinis discuteva di Pietro Metastasio col dottor Fiocca, non senza molti scoppi di voce e non senza una certa eloquenza fiorita di citazioni poetiche. Il notaro Gajulli, non sapendo con chi giocare, maneggiava le carte da giuoco solitariamente e le metteva in fila sul tavolino.

I suoi libri prediletti erano i melodrammi del Metastasio, l'Aristodemo del Monti, le favole del Pignotti, e tutti i romanzi pastorali e cavallereschi che si vendono sui muricciuoli. Tanto per darsi aria di guadagnare onestamente il suo pane, aveva un mestiere visibile, innocentissimo, diremo anzi bucolico; faceva il pollaiuolo.

Conversando con esse in francese, Hager credette di accorgersi che difettassero di letture francesi; e si maravigliò che ragazze e signore non sapessero di Marmontel, di Crebillon, di Mercier³³⁹; ma ebbe il torto di appoggiarsi a vaghe notizie negative; e dimenticava, o ignorava forse, che ve n’erano appassionate per Rousseau e per Voltaire, le pagine dei quali si facevano spiegare in luoghi nei quali nessuno potesse sentirle³⁴⁰. Vero è che in pubblico mostravano molta simpatia per l’Alfieri, il Metastasio, il Parini; vero che amavano molto il Meli³⁴¹; ma la loro predilezione era per la letteratura galante, da gabinetto, come vogliamo chiamarla: e questa era tutta francese.

Il Foscolo venerava l'Alfieri; al Monti, invece, parlando un giorno dell'Alfieri in casa del conte Venéri, scappò detto: "Un'arietta del Metastasio val più di tutte le sue opere insieme."