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Aggiornato: 27 giugno 2025
Passano i giorni ed il maneggio cresce, dall'una parte e dall'altra riscalda; il merto col demerito si mesce. Marfisa si mostrava molto calda. Ipalca co' viglietti or entra, or esce: pensa che non istava un'ora salda, tanto che, quando era giunta la notte, maledicea i votanti e le pallotte. Orlando molto si rammaricava a trovar infinite negative.
Colui che luce in mezzo per pupilla, fu il cantor de lo Spirito Santo, che l'arca traslato` di villa in villa: ora conosce il merto del suo canto, in quanto effetto fu del suo consiglio, per lo remunerar ch'e` altrettanto.
Marfisa, che con gli altri quivi tratta s'era ad udire, e ch'a pena potuto avea tacer fin che Leon finisse il suo parlar, si fece inanzi e disse: 57 Poi che non c'è Ruggier, che la contesa de la moglier fra sé e costui discioglia; acciò per mancamento di difesa così senza rumor non se gli toglia, io che gli son sorella, questa impresa piglio contra a ciascun, sia chi si voglia, che dica aver ragione in Bradamante, o di merto a Ruggiero andare inante.
<<Questo superbo volle esser esperto di sua potenza contra 'l sommo Giove>>, disse 'l mio duca, <<ond'elli ha cotal merto. Fialte ha nome, e fece le gran prove quando i giganti fer paura a' dei; le braccia ch'el meno`, gia` mai non move>>. E io a lui: <<S'esser puote, io vorrei che de lo smisurato Briareo esperienza avesser li occhi miei>>.
Quelle che vedi Lucide eterne sedi Serbansi al merto; e la più bella è questa, In cui vive con me qualunque in terra La patria amò, qualunque offrì pietoso Al pubblico riposo i giorni sui, Chi sparse il sangue a benefizio altrui. Se vuoi che le raccolgano Questi soggiorni un dì, Degli avi tuoi rammentati, Non ti scordar di me.
<<Spene>>, diss'io, <<e` uno attender certo de la gloria futura, il qual produce grazia divina e precedente merto. Da molte stelle mi vien questa luce; ma quei la distillo` nel mio cor pria che fu sommo cantor del sommo duce. 'Sperino in te', ne la sua teodia dice, 'color che sanno il nome tuo': e chi nol sa, s'elli ha la fede mia?
Ver lui Folco diceva: esser puoi certo, Ch'ogni forte guerrier quinci a mille anni Invidïando il nostro nobil merto Avr
77 Se 'l dubbio di morir ne le tue tane, Svizzer, di fame, in Lombardia ti guida, e tra noi cerchi o chi ti dia del pane, o, per uscir d'inopia, chi t'uccida; le richezze del Turco hai non lontane: caccial d'Europa, o almen di Grecia snida; così potrai o del digiuno trarti, o cader con più merto in quelle parti.
E come noi lo mal ch’avem sofferto perdoniamo a ciascuno, e tu perdona benigno, e non guardar lo nostro merto. Nostra virtù che di legger s’adona, non spermentar con l’antico avversaro, ma libera da lui che sì la sprona. Quest’ ultima preghiera, segnor caro, gi
Per ciò non teme; anzi 'n dorato acciaro Stassi de' Martinenghi il fiero Alberto, Chiaro per sangue in fra Bresciani, e chiaro Per l'alma Italia d'onorato merto: D'elmo, che 'n patria i fabbri suoi tempraro La magnanima fronte è ricoperto, Su cui di piume alto cimiero ondeggia, E con la spada in pugno arde, e lampeggia.
Parola Del Giorno
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