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Aggiornato: 5 giugno 2025


GIULIO. Mentre hai detto cotesto, aresti risposto a quanto voleva. Mastica sa queste cose? SQUADRA. Come non le sa, s'egli ha portato e riferito l'ambasciate e ogni giorno mangia col capitano? GIULIO. Mi sapresti dir dove fusse? SQUADRA. Ove si mangia o si tratta di mangiare. GIULIO. Tutto questo sapevo io. SQUADRA. Perché dunque ne me dimandi?

GIULIO. Va' in buon'ora carico e c'hai faccende; eccoti spedito. SQUADRA. A dio, trattenitor degli affacendati. GIULIO. Lampridio caro, oggi troveremo Mastica e c'informeremo meglio del negozio: forse non será cosí. LAMPRIDIO. Questo «forse» non mi rileva nulla. GIULIO. Intanto andiamo a pranso. LAMPRIDIO. Andate a pranso voi, ch'io non pranserò cenerò piú mai.

TEODOSIO. Chi t'avesse detto, Teodosio, scampato di man di turchi, venir alla tua patria, trovar la moglie viva e la figliuola? SQUADRA. Sento venir genti, ed è Mastica e il romano: scostiamci ché non ci veggano e ci prendano per suspetti, e ascoltiamo da canto la riuscita. TRASILOGO. Meglio sará che ci partiamo, ché potremo dimandargli il successo a bel aggio.

LAMPRIDIO. Che stella è in cielo che splenda a par degli occhi suoi? MASTICA. Oh che dura battaglia è contrastar col piacere! LAMPRIDIO. Ti ubedisco. MASTICA. Vien Trasilogo e Squadra e parlano in secreto: qualche cosa hanno inteso di questo fatto. Starò se posso ascoltar qualche cosa. TRASILOGO. Son risoluto i matrimoni non doverli trattar con arme ma con inganni come altri.

MASTICA. E come mi potrò io ricordare di queste parole letterate?

È venuta in odio a se stessa: volge gli occhi spaventosi di qua e di , ragiona sola fra se stessa come se vi fossero persone d'intorno. La notte non dorme mai: or si volge su questo or su quell'altro fianco come se il letto fusse d'ortiche o di spine, e se pur per stanchezza chiude gli occhi, si sveglia subito; non mangia beve.... MASTICA. Or questo che è cattivo e il peggior di tutti.

TRASILOGO.... E ave un bel manico d'avorio posticcio. MASTICA. Pasticcio? questo si che l'accetto. TRASILOGO. Ti lascio, ch'io vo' partirmi. MASTICA. E quando pransaremo? TRASILOGO. Io vo a desinare con S. E. questa mattina, che iersera ne volse la fede mia di non mancarle. Questa sera cenerai nel banchetto della tua padrona, ché ben sai che dove la sera si fan nozze la mattina non vi si mangia.

TRASILOGO.... Prima tesi una rete tessuta di gomene di navi tra certi scogli, poi feci carri di soveri e vi posi delfini a briglia; e dando loro la caccia gli feci cadere nell'imboscata, poi tenendogli sospesi dall'acqua gli lasciai morir di fame come cani.... MASTICA. Oh che morte crudele! or non v'era altra sorte di farli morire che di fame? Ma dimmi, non ci fu alcun testimonio che lo vidde?

LAMPRIDIO. O vita dell'anima mia, o somma allegrezza di questo cuore, ben serbi l'animo tuo generoso in ricordarti di chi promettesti d'amare! oh come uccidendomi m'hai risanato! MASTICA. Tu ridi adesso? o cervellaggine d'innamorati! PROTODIDASCALO. Ecco ristorate le prosternate passioni. LAMPRIDIO. Segui.

MASTICA. Che vuoi tu ch'oda? «Ventre che non rode, mal volentier ode». BALIA. Lascia questi scherzi. MASTICA. Lascia questo braccio. BALIA. Vien qua e fai bene. MASTICA. Non trascinare e fai meglio! Oh, che avessi incontrato la carestia piuttosto questa mattina che te! sai come mi piacciono le tue pari! BALIA. Fa' questo piacere a me.

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