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Aggiornato: 21 giugno 2025


Quando fummo sul pianerottolo, io non aprii l'uscio di contro; ma volsi a destra pel corridoio oscuro, traendo lei per la mano, senza parlare. Tanto forte ella ansava che mi faceva pena, mi comunicava l'ambascia. Dove andiamo? mi domandò. Io risposi: Alla stanza nostra. Quasi non ci si vedeva. Io ero come guidato da un istinto. Ritrovai la maniglia; aprii. Entrammo.

Il coperchio, rilevato come un tetto a quattro acque, portava al sommo una maniglia di bronzo dorato, e tutt'intorno bei fregi d'intarsiatura, ai quali ne rispondevano altri sui quattro lati della cassa.

Senza fermarsi a gustare quella metafora continuata del suo interlocutore, il Bello si mosse per andare alla camera letto. Girò la maniglia, aperse l'uscio, e vide la camera vuota. Uomo di poca fede! gli disse il Giuliani. Perchè avete voi dubitato! E dov'è? chiese il Bello.

Doveva essere la nostra notte d’amore. Finalmente nulla più ci divideva dal necessario epilogo d’ogni storia d’amore. Un uscio. Un uscio chiuso con la sola maniglia, fra due camere quasi uguali. Pompon dormiva nella sua cuccia di raso celeste. La miss-cameriera, dopo avere lungamente preparata Madlen a questo rito nuziale, indugiava ora nella stanza, riordinando le biancherie, vuotando l’acqua dai catini, e parlava, e camminava con leggerezza;

Quando finì la messa, tutti uscirono di chiesa, e Andrea adagio adagio e senza quasi pensarci, seguì da lontano l'abitino bianco dai fiorellini azzurri; ma non ebbe molto cammino da fare, e ciò gli rincrebbe. La fanciulla si fermò dinanzi a una piccola porta, dipinta di verde scuro, d'una casetta tutta nuova, di via Sant'Eufemia; la vecchia tirò la maniglia d'ottone lustro del campanello, la porta si aprì, e la testina bionda e l'abitino bianco dai fiorellini azzurri sparirono a un tratto. Il Santasillia, per , sentì che gli veniva a mancare qualche cosa, la contrada gli sembrò vuota, ma gi

Mentre più che mai sentiva l'insufficienza delle sue forze, mentre più che mai capiva che, senza un aiuto, egli non sarebbe riuscito a cavarsi da quel ginepraio, sentì bussare alla porta che dava sulla galleria, e prima che avesse fatto in tempo a girar la maniglia, vide entrare nella stanza la madre col capo coperto da una cuffia di merletto e il corpo grasso e floscio avvolto in un accappatoio di lana bianca.

Allora Nino con subitaneo impulso balzò sul predellino del vagone, girò la dura maniglia dello sportello, ed entrò. Vengo anch'io fin dove andr

Mi prese a volere così bene che il giorno dopo il mio arrivo mi regalò un piatto di zinco, una striscia di pelle ovattata per mettermi sotto la maniglia che mi spellava e mi piagava la noce del piede, e un panciotto di flanella bianca per salvarmi il petto dai clima traditore. Il gilet era un sacrificio superiore ai bisogni del galeotto.

Giacomo avea lasciata Andreina da una mezz'ora, quando un brum da nolo si fermò sulla porta di quella casa e ne discese la sarta... la buona signora. Essa tirò la maniglia del campanello e subito, da una finestra del primo piano, spuntò una testa di donna e si udì una voce gridare dall'alto: Viene subito! Era la voce dell'Assunta. S'accomodi! rispose la sarta dalla strada.

Oh, lo conosco, il vostro cuore! un limone strizzato! gridò la diva, ridendo liberamente, in quella che la sua mano si accostava alla maniglia del saliscendi, per aprire il santuario. Prostrati, Marcello! Ecco la leggiadra Violetta che appare, «misteriosa, altera, croce e delizia al cor».

Parola Del Giorno

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