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Aggiornato: 8 maggio 2025
Colla mia man sfiorandoti i capelli D'antichi eroi ti ridirò la storia Vedrò destarsi nella tua pupilla L'ardor della battaglia e della gloria. La tua pupilla bruna ed indolente Vedrò di negre fiamme sfolgorar. E forte e battagliero e prepotente Lo spirto sorger
21 E se compiacer meglio mi volete, onde d'aver ve n'abbia obligo ognora, chi de' di voi combatter, sortirete; ma con patto, ch'al primo ch'esca fuora, amendue le querele in man porrete: sì che, per sé vincendo, vinca ancora pel compagno; e perdendo l'un di vui, così perduto abbia per ambidui.
Quivi sospiri, pianti e alti guai risonavan per l’aere sanza stelle, per ch’io al cominciar ne lagrimai. Diverse lingue, orribili favelle, parole di dolore, accenti d’ira, voci alte e fioche, e suon di man con elle facevano un tumulto, il qual s’aggira sempre in quell’ aura sanza tempo tinta, come la rena quando turbo spira.
che quella di colui che li e` davante; e noi movemmo i piedi inver' la terra, sicuri appresso le parole sante. Dentro li 'ntrammo sanz'alcuna guerra; e io, ch'avea di riguardar disio la condizion che tal fortezza serra, com'io fui dentro, l'occhio intorno invio; e veggio ad ogne man grande campagna piena di duolo e di tormento rio.
Strano un fuoco nei nostri boschi! Man mano che io mi avvicinavo, la fiamma si faceva più distinta, e gi
MASTICA. È dunque questa la casa tua? TEODOSIO. Dimmi prima se questa è la casa di Sennia. MASTICA. Questa è la casa di Sennia: è per questo la tua? TEODOSIO. Io son Teodosio suo marito che sono stato venti anni in man di turchi, e or scampato la Dio mercé dalle lor mani me ne ritorno a casa mia. TEODOSIO. O di casa! Tic, toc.
Un cribro in mano la dongella tiene, d'acqua ripieno, e goccia non si versa, che di la turma luntanata viene, gridando forte: Non far, alma persa, non far; se 'l fai, tu sol n'avrai le pene, ché non sai quella via quant'è perversa. Ma qui piuttosto volge a la man destra, che da l'errante volgo altrui sequestra. A la cui voce giá lo entrato piede ritrassi al modo di chi un serpe calca.
LARDONE. O fegadelli, trofei della mia fame! o salami, spoglie de' miei trionfi! o ricotte, o provature, gloria delle mie vittorie! o porchetta, come ti darei la man dritta passeggiando meco! PEDANTE. Oste, oh con quanta venerazione venemo a te lietabondi e gratulabondi! LARDONE. Domine magister, e io affamabondo e bibebondo!
Sabato 15. Appena giorno comincia la carica del bagaglio e alle otto ci mettiamo noi pure in marcia. Cresce sempre, man mano ci innalziamo, il fitto e il gigantesco della vegetazione ed aumentano pure le variet
poi che Morgana, in dolce atto giacente ne 'l letto de la nube solitaria, quasi ebra di quel suo divin lavoro, ama, seguendo un carme ne la mente, cullare de le man languide a l'aria la citt
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