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Aggiornato: 8 luglio 2025


Si trattava di null'altro che di mansuefare il macellaio padre; al cugino pittore egli non negherebbe nulla. Ebbene mi provo. Quando vuoi che mi ci metta? Subito, si capisce. Ma quando avesse persuaso ben bene il macellaio, bisognava dire una parolina anche al notaio Cipolla, suo futuro suocero... e poi un'altra alla mamma. E alla signorina, nulla?

Senti, nipote caro, ti informerai prima tu, che sei in confidenza col notaio... Ma giusto, essendo come di casa Cipolla, non sai il nome della figliola!... non l'hai vista mai? Ecco, ti spiego subito: io non sono niente fatto come di casa Cipolla; io ho conosciuto il notaio in occasione di un certo contratto... Il macellaio aveva chiuso gli occhi per vederci meglio; ma Giusto non aggiunse altro.

Volle chiedere bruscamente al disgraziato amatore il nome dell'innamorata; ma lasciò che egli continuasse senza interromperlo. E Gerolamo proseguì a dire che il padre della fanciulla forse sarebbe contento, ma il macellaio assolutamente no... E la ragazza?... balbettò Giusto. La ragazza... mi piace tanto; sar

Egli andò difilato da suo zio, e senza dir molte parole ebbe la sorte meravigliosa di rendere il macellaio mansueto come un vitello da latte.

Giusto con pochissima fatica lo persuase che certe cose non mai fatte si fanno almeno una volta in vita. , ma il macellaio aveva tre figlioli, e gli toccherebbe fare la stessa commedia tre volte? Sicuro che gli toccherebbe farla, ma la pena sarebbe infinitamente minore dopo la prima volta. , ma la ragazza com'è?

S'estasiava al vedere il ragazzo del macellaio sbattere sul tavolo un pezzo di filetto; e le sguaiate risa della nerissima «coloured lady» così chiamano le negre a New York che ogni sabato portava la biancheria, erano suoni dolci e dilettevoli al suo orecchio.

Non l'aveva tentato alla commedia testamentaria la sciocca soddisfazione di lasciar con un palmo di naso i suoi eredi quando egli avesse a morire; tutt'altro; egli si sentiva rinascere, gli pareva chiaro che toccasse a lui seppellire a uno a uno tutti i suoi cugini e suo zio macellaio, e a suo tempo avrebbe fatto volontieri questo ufficio pietoso.

Il serpentello mordeva ancora, quando fu picchiato alla porta dello studio. Era il figlio maggiore di Bortolo, il macellaio; un giovinastro di ventidue anni, grande e grosso, a nome Gerolamo. Veniva semplicemente a chiedere a suo cugino Giusto cinquanta lire in prestito fino al domattina. Giusto ebbe fortuna.

Ebbene gli era a codestui che il povero Vanardi doveva duecento cinquanta lire di pigione. E meno male fosse stato quello il solo suo debito! E lascio stare il macellaio, il venditore di vino al minuto e tutti gli altri creditori, che se volessi annoverarli un per uno farei una rassegna lunga e noiosa, come quella degli eroi combattenti in un'epopea che si rispetta.

Giusto non sapeva, e lo stesso Gerolamo non l'aveva vista altrimenti che alla finestra. Al macellaio non piacevano le ragazze che stanno molto alla finestra; ma potrebbe fare un'eccezione per la futura nuora... E come si chiamava?... Lo domanderebbero al notaio...

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