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Aggiornato: 29 maggio 2025
CRICCA. Ma il punto sta e l'importanza del negozio in saper fingere il colerico, la stizza e il disgusto, e gridar alto e terribile. PANDOLFO. Lascia fingere a me, e se nol faccio naturale, mio danno, cinquecento ducati. Cacasangue! mi farò uscir i gridi fin dalle calcagne; ma bisogna che tu m'aiuti a dar ragione.
dinanzi a noi, tal quale un foco acceso, ci si fe' l'aere sotto i verdi rami; e 'l dolce suon per canti era gia` inteso. O sacrosante Vergini, se fami, freddi o vigilie mai per voi soffersi, cagion mi sprona ch'io merce' vi chiami. Or convien che Elicona per me versi, e Uranie m'aiuti col suo coro forti cose a pensar mettere in versi.
Ricordati che sarai tenuta d'occhio dalle guardie. Questo lo so senza che me lo dica. Se non ha altri moccoli, perch'io m'aiuti, posso fallare a morir di fame. Cercati lavoro e non andar in volta di sera e ben poco anche di giorno. Capisci? Gi
BALIA. Non appar anima nata. Accostati, Mastica. OLIMPIA. Mastica! MASTICA. Padroncina mia dolce! OLIMPIA. Ricordati che non ho mai lasciato far cosa per tuo servigio, però ti priego m'aiuti in questo mio estremo bisogno.
Trinca, or che vai in sua casa, dille che il suo fratello va a morire, che pianga la mia morte, che non mi potrá avvenir cosa piú cara, che veder le mie essequie onorate dalle sue lacrime. EROTICO. Attilio fratello, perdonami, si t'uso violenza in strascinarti in casa mia. ATTILIO. Oimè, chi mi tira? dove sono? deh, perché, amico, non m'aiuti? Signor Pardo, Idio vi dia il buon giorno.
dinanzi a noi, tal quale un foco acceso, ci si fe' l'aere sotto i verdi rami; e 'l dolce suon per canti era gia` inteso. O sacrosante Vergini, se fami, freddi o vigilie mai per voi soffersi, cagion mi sprona ch'io merce' vi chiami. Or convien che Elicona per me versi, e Uranie m'aiuti col suo coro forti cose a pensar mettere in versi.
Nel tempo stesso scriveva al Cesarotti: "Il Governo mi ha comandato e m'è forza obbedire. Batto un sentiero, ove il voto della Nazione non va molto d'accordo colla politica, e temo rovinare. Sant'Apollo m'aiuti, e voi pregatemi senno e prudenza."
LECCARDO. Ci è qua uomo che ti fará gustare le medesime dolcezze. CHIARETTA. Sei tu forsi quello? LECCARDO. Cosí Dio m'aiuti! CHIARETTA. Tengo per fermo che non ti aiuteria, ché tu hai piú a caro un bicchier di vino che quante donne son al mondo. LECCARDO. Dici il vero, ma tu sei tanto graziosa che faresti innamorar i sassi.
CLEMENZIA. Ed un'altra cosa m'è avvenuta, che anco di questo non so che me ne indovinare: ben ch'el mio confessore mi dica ch'io fo male a por mente a queste cose e dar fede alli augúri. VIRGINIO. Che fai, che tu parli cosí drento a te? Egli ha pur passata la befania. CLEMENZIA. Oh! Buon dí, Virginio. Se Dio m'aiuti, ch'io mi venivo a stare un pezzo con voi. Ma voi vi sète levato molto per tempo.
Senti, Macario mio: mi dovresti fare un gran favore: ho giocato e ho perso sulla parola.... Non mi parlare di queste faccende! Se non m'aiuti, parola, mi brucio le cervella. Macario pensò: E se, per cominciare, buttassi via dei quattrini? Poi, come uno che prenda una risoluzione, chiese al cugino: Meno ciarle: quanto t'abbisogna? Diecimila lire. Corbezzoli!
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