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Aggiornato: 23 maggio 2025
Che fanno? e Macario stette nella penombra ad osservare, poi rise anche lui silenziosamente dentro di sè. Cesare non faceva che allacciarle innocentemente il cappio delle scarpine, che s'era snodato. Son due fanciulloni! pensò Macario, dolcemente commosso: ma, adesso, voglio fare una bella burletta.
È inutile! più mi ci provo, a farmi un po' di coraggio, e più sento d'avere una paura maledetta di questa epidemia. Carissimo Macario! soggiunse il dottore, alzando le spalle, io non so davvero che razza di consiglio darvi: siete troppo affezionato alla vita, voi!... se non foste così fortunato, così felice, la morte, vicina o lontana, non vi farebbe tanto spavento: credete a me.
Mediante un processo d'eliminazione, Macario arrivò a conchiudere che, tra tutti gli amici di casa, non ce n'era che uno solo capace di rendergli quel servizio: vale a dire Cesare Marchini, non tanto bello, poco spiritoso, ma non antipatico: oltre a ciò robusto e giovane ancora, poichè non aveva, a sentir lui, che trentasei anni. Tuccimei lo aveva conosciuto assai prima del matrimonio e tra di loro c'era intimit
Senti, Macario mio: mi dovresti fare un gran favore: ho giocato e ho perso sulla parola.... Non mi parlare di queste faccende! Se non m'aiuti, parola, mi brucio le cervella. Macario pensò: E se, per cominciare, buttassi via dei quattrini? Poi, come uno che prenda una risoluzione, chiese al cugino: Meno ciarle: quanto t'abbisogna? Diecimila lire. Corbezzoli!
Macario Tuccimei fece un par d'occhi bovini e guardò fisso la faccia pallida e canzonatrice del dottor Giulio Sottani, come per chiedere: Da burla o sul serio!
Celestina, invece, gli si buttò al collo, tutta intenerita: Che cuore che hai! dopo tutto, bisogna aiutarli, i propri parenti!... Il giorno appresso, Augusto Marinelli, con un dispaccio in mano, entrò come una bomba in casa Tuccimei e gridò a Macario: È morto di colèra alla Spezia lo zio Luciano e m'ha lasciato ventimila lire di rendita. Che fortuna! che fortuna!
Macario sentì un tuffo al cervello, gli si annebbiarono gli occhi, gli si piegarono le gambe e cadde sopra una sedia. E pensare che sono stato io! io! Poi, a Celestina, che si nascondeva la faccia: No: la colpa è mia! non ho diritto di vendicarmi: non temere.... ma voglio una confessione schietta, schietta. Da quanto è che?.. Celestina, singhiozzando: Da cinque anni. Da cinque anni??..
Appena deposto il cappello e consegnato alla moglie il bastone di bambù, Macario prese un aspetto contrito e cominciò: Sai, moglie mia: mezz'ora fa ho commesso una corbelleria tale.... E le raccontò il caso; poi, conchiuse: Sì: a quello scioperato d'Augusto, che non potr
L'eccellente Macario Tuccimei passò, mentalmente, in rassegna le fonti principali della propria felicit
Ma ti giuro che, dentro il mese, te le renderò. Macario Tuccimei andò, col cugino, dal suo banchiere e gli fece consegnare dieci biglietti da mille: poi, quando rimase solo, esclamò: È come se m'avesse strappato un pezzo di cuore. Quanto mi fa piacere d'essere così scontento di quello che ho fatto! Così, mentre adagino adagino tornava a casa, Macario s'abbandonava alle più dolci riflessioni.
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