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Aggiornato: 28 giugno 2025
Nacque di nuovo tra gli auditori un dialogo vivace. E, mentre i giudici erano occupati a compilare la sentenza, Lucertolo si affaccendava nella stanza degli uffici della Rota, in cui si accumulavano e si conservavano gli oggetti pertinenti a qualche delitto. Fra tali oggetti era il tappeto, tolto dalla stanza misteriosa nel Vicolo della Luna.
Lucertolo aveva studiato le cabale, si stillava di continuo il cervello sul Casamia, sul Rutilio, sul Cornelio Agrippa, opere immortali per coloro che giuocano al lotto. Giuocò su un biglietto il 47, morto resuscitato; il 90, la paura che aveva avuto; il 13, la morte; il 52, la madre del Tittoli; il 26 le monete.
La Nencia non si era mai scordata delle parole dettele dal Tittoli. Anch'essa aveva gettato i suoi sospetti addosso a Lucertolo, e si era posta in animo di strappargli la confessione della verit
Apparve fra il verde un grosso cappellaccio, poi un uomo che si faceva largo tra gli arbusti con le braccia lunghe e nerborute, e spiccando un salto balzò in mezzo al frate e alla ragazza, e arrivò così bruscamente e all'improvviso, che i due, i quali avevano cessato il dialogo, gettarono insieme un grido di spavento. L'uomo, arrivato così in mal punto, era Lucertolo.
Poco dopo il servitore tornava ad aprire la porta, e Lucertolo entrava, col cappello in mano, un po' imbarazzato, e fermandosi in mezzo alla stanza, salutava l'avvocato nel modo più rispettoso. Voi siete un agente... domandò l'avvocato. Sì, signor avvocato! rispose l'altro, senza lasciarlo finire e sono venuto a trovarla per un motivo di molta importanza.
Una sera del decembre, come abbiamo detto, Lucertolo si trovava nella Piazza e girava tutto stranito in mezzo alla folla, con le mani nelle tasche profonde della sua carniera di velluto, e col bastone sotto l'ascella del braccio destro, nel suo favorito atteggiamento. Una strana notizia correva quella sera di bocca in bocca.
La relazione volgeva al termine. Lucertolo era tra coloro che l'ascoltavano più ansiosamente. Di tanto in tanto, durante la lettura, egli faceva col capo un lieve cenno, appena percettibile, come se rispondesse a qualche suo interno ragionamento.
Lasciatelo vociare! soggiungeva l'agente. E' l'elogio funebre che merita un arnese, com'era quel Bobi... E' affogato... e meglio per lui... Altrimenti ne avrebbe fatte un giorno delle sue... Ricordatevi che nel Corpo dei Pompieri non ce l'avevano più voluto... Era stato un bel regalo per la polizia... Ma credete voi osservò Lucertolo, tutto pensoso che il Carminati sia affogato davvero?
E allungando un braccio verso l'avvocato, col gomito appoggiato sul banco: Perchè io... veda, signor avvocato... io sento qui e parlando si percuoteva la fronte con una mano sento che ci è stoffa... sento che ci sono idee e che idee!... Se mi lasciassero fare, se gli ufficiali, i capi-agenti gelosi non mi tarpasser le ali, a quest'ora, in fede mia, non sarei no, il misero birracchiuolo Lucertolo, povero e in carniera, sarei arrivato anch'io, mi sarei slanciato ai primi posti... Ma mi è sempre mancato qualche cosa... Una certa facolt
I cuori battevano, tutti gli occhi erano rivolti verso Nello. Lucertolo, cercato destramente il modo di parlare più volte solo con lui nella carcere, lo aveva, senza parere, o eccitar sospetti, preparato a questo interrogatorio. Egli, dunque, ne aspettava più impaziente di ogni altro i risultati. All'invito del presidente, Nello si alzò.
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