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Aggiornato: 24 luglio 2025


Le nostre coperte furono i nostri letti, la volta celeste il nostro tetto: alcuni nuvoloni ci fecero temere un'inaffiata in regola, ma la provvidenza ce la risparmiò.

'On Errì, ce sta nu piezzo 'e lignammo d' 'a gelosia, ca se n'è caduto... Ne parlammo a ghiuorno. (al secondino che va facendo la rivista sotto i letti) Nuvit

Non esigerete che io ripercorra tutta la biblioteca dei classici per mostrarvi quante volte ho mentito degli entusiasmi per autori non letti, o letti sbadigliando. Forse meno che altri miei colleghi ho abusato del gran nome di Dante Alighieri.

Perché io credo che ormai il piacere di tagliare un libro non può solleticare che: o uno di quei vecchi frequentatori di biblioteche, abituati ai libri letti e riletti, o uno di quei giovincelli che ai libri annettono come unico pregio la novit

La porta s'apre con un romore di chiavistelli. Entrano i tre secondini. I carcerati si sberrettano, si allineano davanti ai letti come in atteggiamento militare e rimangono muti. Il tatuato Totonno se ne sta con le braccia sul dosso: Rafele ha nascosto le carte. Peppe, impiedi anche lui, rimane pensoso, con gli occhi a terra. La porta si richiude.

Ma non sai tu che in su' cavalli si sta desto, nelle strade si camina, alla tavola si mangia, nelle panche si siede, ne' letti si dorme e ne' forzieri si muore? CALANDRO. Come si muore? FESSENIO. Si muore, . Perché? CALANDRO. Cagna! L'è mala cosa. FESSENIO. Moristi tu mai? CALANDRO. Non, ch'io sappia. FESSENIO. Come sai, adonque, che l'è mala cosa, se tu mai non moristi?

Don Giovanni apre la «mappatella» e ne cava un fazzoletto, qualche sigaro, un paio di ciabatte che mette a terra sotto un letto. I carcerati cominciano a buttarsi sui letti. Peppe rif

Lui rise fortemente. Ella in quel momento passava e si volse. Le donne hanno questo di particolare che anche da lontano, con la coda dell'occhio, appurano quello che dite e se parlate di loro. Per un momento la sua veste passò lungo la fila dei letti, senza romore, senza toccarli, lambendo i larghi quadroni di marmo del pavimento.

Una storia, amico, una storia di laggiù, mi capite? Il capitano ci ha fatto l'onore di chiamarci nella caminata, per cinque sere alla fila, e ce ne ha letti gi

Nella sala «Ramaglia», al buon sole che v'entrava pe' larghi finestroni, le ricoverate nell'ospedale chiacchieravano. Delle frasi allegre correvano di letto in letto fino in fondo allo stanzone, ove, presso alla bella porta di marmo e accanto a una tavola coperta da un tappeto verdognolo, una suora preparava filacce. Seduto alla medesima tavola l'impiegato delle entrate ricopiava in un quaderno le prescrizioni farmaceutiche. Era l'ora della visita. I parenti delle ricoverate arrivavano a gruppi, continuamente, e si sparpagliavano intorno a' letti e subito vi si andavano a sedere accapo o nel corsello tra muro e letto, o rimanevano davanti ad essi, impiedi, con l'aria triste e meravigliata delle persone di buona salute che si trovano al cospetto d'un qualche loro caro diventato l

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