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Aggiornato: 3 giugno 2025
Lo so, voi siete stato sincero; l'inconsapevole sproposito è la vostra miglior difesa; infatti non vi si può voler male, e voi sapete che io non vi ho tenuto broncio per le vostre bastonature di critico teatrale. Non vi voglio male neppur ora; ma, contrariamente alle mie abitudini, sento il dovere di avvertire coloro che possono supporvi competente anche oltre la critica teatrale, che non bevano grosso, che non prendano per cose serie le brillanti sciocchezze che vi sono scappate dalla penna questa volta. E un'altra volta, prima di lasciarvi tentare, pensateci su un momentino e poi non ne fate niente. Sar
PELAMATTI. Se ho fatto errore, non mi manca la testa rotta. Orsú, ti lascio,... MORFEO. Che cosa? PELAMATTI.... perché mi vo' partire. MORFEO. Mi pensavo che mi volessi lasciar qualche cosa: lascio io te. PELAMATTI. Non ho che lasciarvi se non miserie e povertá. PANURGO. Non le voglio, portale teco. PELAMATTI. Voleva dir: ti lascio con bona ventura che ti aiuti.
Si sdegnará con voi e forsi vi privará di quella parte di ereditá ch'avea designato lasciarvi: perché gli errori che si fanno ne' matrimoni, dove importa l'onor di tutta la famiglia, si tirano gli odii dietro di tutto il parentado e principalmente de' fratelli e de' zii. DON IGNAZIO. Purché abbia costei per moglie, perda l'amor del fratello, del zio, la robba e ogni cosa, fin alla vita.
Sì, certo,» replicò la zia; «come potete supporre che noi vogliamo lasciarvi qui? Ah! vedo che pensate al cavaliere. Io credo che non sappia nulla, ma lo sapr
I libri che giovano di più al prigioniero sono quelli che offrono più spazio. Quelli che hanno cinque o sei pagine bianche prima di arrivare alla prefazione, che incominciano e finiscono i capitoli con dei vuoti preziosi, che sono stampati in modo da lasciarvi una linea tra una riga e l'altra e che terminano in fondo col lusso della entratura.
È un'abitazione principesca; ma il mio padrone la trovava trista, come lo è infatti.» Bianca le disse di condurla nel quartiere abitato; Dorotea la fece passare per un cortile, aprì la gran sala, e vi trovò la signora Bearn. «Dove siete stata fino ad ora?» le disse questa. «Cominciava a credere che vi fosse accaduta qualche avventura sorprendente, e che il gigante di questo castello incantato, o lo spirito che vi comparisce, vi avessero gettata da un trabocchetto in qualche sotterraneo per non lasciarvi uscire mai più.
Tuttavia io non deploro la confessione che vi ho fatto. Ora sapete come vi ho amato.... sapete quanto per voi ho sofferto.... Ebbene, è in nome di questo amore che io vi rinnovo la mia preghiera, alla quale dovete porgere ascolto: lasciatemi, non turbate più la mia pace, dimentichiamo entrambi!... Lasciarvi? E lo dite da senno, Loreta! E lo stimate possibile? Esitereste? Lo chiedete!
Era la sua consuetudine, quando un discorso non gli andava a' versi, di chiudersi in sè medesimo, alla maniera dei grandi, e di lasciarvi lì, a mezzo della vostra perorazione. Parri, come potete immaginarvi, fu trattenuto a desinare. La casa di Spinello Spinelli doveva essere la sua, per tutto il tempo che egli contava di rimanere a Firenze.
Dopo quanto mi avete confessato adesso, dopo questa beatitudine tanto agognata, potrei lasciarvi?... Ah! no. Questo non è nelle forze di un uomo.
Non vi vantate, amico mio. Volevo dire piuttosto che vi c'imbrogliate parecchio. Ah sì, birichina? Ma ciò avviene perchè guardo voi; e allora, povero a me, smarrisco perfino il ricordo della tavola pitagorica. Vedete dunque.... diss'ella con aria di trionfo. Ragione di più per lasciarvi con messer Giovanni mio genero. Farò allestir la cena un po' prima, perchè egli avr
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