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Aggiornato: 10 giugno 2025
Ma appena uscito da quella porta, le sue ferite cominciavano a sanguinare. Egli era un mentitore, un traditore, un vigliacco che ingannava una giovinetta nobile e onesta; era indegno del suo amore, egli il buffone, egli il Pulcinella. Sinallora la sua mente era rimasta ottusa, egli aveva amato il suo mestiere, ne aveva compreso il solo lato buono, gli era parso di non essere da meno degli altri uomini che lavorano; ma le parole di Sofia gli avevano acuito l'ingegno, lacerato il velo che gli ottenebrava l'intelletto: suo padre gli aveva lasciato in eredit
Gettò alla sfuggita uno sguardo di disperazione alla Ginevra e si alzò... pentito di non aver nulla manifestato, incertissimo di quel che gli rimarrebbe a fare, atterrito che l'ora del matrimonio colla duchessa era imminente, lacerato da mille punte acutissime. Con tutto ciò avea l'aspetto tranquillo... con tutto ciò accomiatossi dalla Ginevra con voce abbastanza ferma. Tornerò, le disse.
Se non che per ridurre il popolo ad accettare una pace all'Adige non era forse che un'unica via: porgli il pugnale del nemico alla gola, conchiuderla coll'Austriaco alle porte di Milano. E giunto una volta alle porte di Milano, l'Austriaco avrebbe, schernendo, lacerato ogni patto segreto in viso al patteggiatore.
Fu per qualche tempo incapace di firmare, avendo il cuore lacerato da opposti affetti; stava per rinunziare alla felicit
Visto Bortolino sotto le coltri egli stralunò tanto d'occhi. Oh! quella bestia d'un puledro! ripeteva la povera donna. L'ha scaraventato nel letto d'un torrente e le pietre gli han lacerato la faccia. Così dicendo sollevò un poco le coltri e la fasciatura, per mostrare a Marco le piaghe di suo marito. Pietre?... pietre?... mormorò Marco incredulamente. E pensate che le pietre....
Povera donna Rosalia! il suo cuore, lacerato da mille ferite, indovinava prossimo l'ultimo colpo, lo attendeva, ma senza prepararvisi.
Non tenterò qui di evocare quella memoria terribile. Io vedo ancora il suo candido seno lacerato da una ferita profonda, vedo i suoi grandi occhi nuotanti nella morte e nelle lacrime, e ascolto le sue ultime parole interrotte dall'anelito: «io muoio per te... io ti ho amato.... ricordami.»
Mentr’io ti parlo, in una queta stanza La dolce madre, sorridendo, posa: A lei dintorno, come aulir di rosa, Ondeggia una speranza: Nel lacerato cor che vinse il male, Che sfidò per vent’anni ombra e tempeste, Un’altra gioventù quasi celeste Batte le fulgid’ale. Ma tu non sai.
Pallura giaceva supino sulle tavole, con una larga ferita in mezzo alla fronte, con un orecchio lacerato, con delli strappi per le braccia, nei fianchi, in una coscia. Un rivo tiepido gli colava per il cavo delli occhi giù giù sino al mento ed al collo, gli chiazzava la camicia, gli formava dei grumi nerastri e lucenti su ’l petto, sulla cintola di cuoio, fin sulle brache.
Nella tempesta di mille questioni poste dalla rivoluzione francese il problema religioso soverchiava. La rivoluzione avendo l'aria di sopprimerlo colle feste della Dea Ragione lo aveva invece rianimato. Il cristianesimo attaccato teoreticamente dagli enciclopedisti, lacerato dai frizzi di Voltaire, aperto dalle potenti invettive di Rousseau, soffocato dalle prime scoperte della nuova scienza, impicciolito dalla recente sicura conoscenza di tutto il mondo fisico, quasi soppresso dalla rivoluzione alla quale si era opposto come vecchio alleato della feudalit
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