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Aggiornato: 10 giugno 2025


Ora si trovava di faccia al teatro S. Carlo. Entrò lentamente sotto il porticato. Si fermò a leggere un cartellone mezzo lacerato che pendeva a uno de' muri. S'accorse che sotto a quel muro una persona, che lui conosceva molto da vicino, stava tranquillamente accendendo un sigaro. Si adocchiarono nello stesso momento; Manlio s'accostò, con la mano stesa. Buonasera, signor Roberto.

Si stracciò la casacca a mise allo scoperto la ferita infertagli da Abd-el-Kerim, esaminandola attentamente. La scimitarra eragli penetrata sotto la quinta costola, dopo di aver urtata la quarta ed aveva lacerato le carni per una lunghezza di sette od otto centimetri, ma senza che avesse toccato alcuna parte delicata. Capì subito che la ferita era dolorosa ma niente affatto mortale e respirò.

«Rogiero, nostro pensiero, prima di favellarvi, era condurvi presso vostro padre. Veramente sarebbe compassione celarvelo: egli è miserabile avanzo di tal vita, che l'ira e la follia hanno lacerato a vicenda; e questo avanzo adesso sta nel dominio della morte. Pensate dunque qual fiero spettacolo voi dovrete sostenere.

La Principessa era giovane, ricca, corteggiata indipendente, e come abbiamo detto bellissima: non prendeva quindi alcun piacere alle calunnie: le era anzi molto a grado che la sfuriata dell'Abate le avesse dato modo di umiliare le tre o quattro creature meschine, spigolistre, che si trovavano nel suo palco, e che avevano lacerato fino allora il nome della artista.

Grazie Abù-el-Nèmr, mormorò Fathma con voce commossa. Non credeva d'avere ancora degli amici fra i ribelli. Distendi la tua gamba ferita; io ti guarirò. Lo scièk ubbidì. L'almea esaminò accuratamente la ferita che continuava a sanguinare. Era orribile: il leone con un potente colpo d'artiglio aveva lacerato la carne fino all'osso della coscia.

Subito un capitano dei bersaglieri s'impadronisce della tastiera come il canto si impadronisce della marina napoletana. Nerissima capigliatura impennata, pizzo nero, faccia di bersagliere di Lamarmora in una stampa del '48. Il capitano canta: Me ne vogl'ì in America... Il lamento nostalgico, patetico, lacerato della sua bella voce meridionale dilaga.

Oppresso all'idea di questa eterna separazione, lacerato dai rimorsi, attendeva il secondo abboccamento in uno stato quasi di delirio; ma sperava però sempre di ottenere a forza di preghiere qualche mutamento nella di lei risoluzione.

Parola Del Giorno

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