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Mi pare e non mi pare, ma il fischio della locomotiva, che entra appunto nella stazione, ha come insultato il mio esordio, l'epigramma dello Scaligero; perciò m'imbizzisco, e dimentico l'altro di Maurizio Cattaneo, l'eroe delle tre navi, il vincitore della flotta di Maometto, dimentico il distico di Antonio Asteggiano da Villanove, i versi di Bettinelli, di Chiabrera, le lodi di Bonamico, di Muratori, di Giovanni Villuani, del Brusoni, di Sua Maest

Il poeta Lodovico Savioli, nel 1803, salutava in Napoleone "il guerrier della vittoria alunno;" Luigi Lamberti "l'eroe dei Numi amor," e infine esclamava: Fondar popoli e far con sante leggi La virtute reina e il vizio domo, Impresa è sol d'immortal Nume, o d'uomo Che a Nume si pareggi.

E che a quest'ora dev'essere a buon termine a meno che non abbia fatto fiasco. Il polacco si morse le labbra. Terremoto! saltò su il francese, un'avventura amorosa? nulla di più interessante conoscendosi l'eroe. E tu volevi tenerci all'oscuro? Suvvia racconta, noi vogliamo saper tutto. Ha ragione, lo vogliamo!

Esulta Dai vigilati balüardi il fiero Nemico, e applaude a l'opra vostra, e insulta A la caduta del fatal Guerriero. Da la polve di Iena, or non più inulta, Balza un popol di scheltri orrido e nero; E su l'immago de l'eroe nemico Poggia l'Ombra regal di Federico.

Chiede animosi petti L'Eroe ch'io canto ed operosi ingegni, A cui pari in virtù fervan gli affetti. E tu che il doppio mare, Coronata sovrana, inclita regni, E fra il riso de l'arte e i fior t'assidi, L'opre gentili e le gagliarde hai care Così, che altera e grande Per quadruple ghirlande, Sorgi su le rovine, e il tempo sfidi.

Fe' gittare innanzi ad Anselmo gli abiti insanguinati e l'elmo di Guidone, e gli fe' balenar sugli occhi la spada ancor rosseggiante che gli uccise il padre: il riguardava con orgoglio e disprezzo quasi anelasse che l'avvilimento del figlio rendesse più bello il suo trionfo. Ma l'eroe muto guatò quegli oggetti d'orrore, non profferì accento, impetrò.

Ma al momento culminante della tragedia il popolo, che non capisce quasi mai, maledice l'eroe morente per lui. È questa la suprema differenza della tragedia colla epopea.

Gli venne estratta la notte stessa ed egli rimase l'eroe incontrastato dell'avventura. Il Principe venne a trovarlo nello stanzino del portinaio; s'accostò al letto, disse un sonoro «bravo», e cacciò la mano sotto il lenzuolo per sentire il parere del polso. C'era un po' di febbre, naturalmente, ma nulla di grave.

Se nell'epopea l'eroe rappresenta il popolo, nella tragedia lo riassume, giacchè vi compie la vita della propria generazione iniziandola in quella della generazione non nata. L'epopea è un meriggio, la tragedia un'aurora, nella quale la esultanza della luce erompe dalla lacerazione delle tenebre.

L'eroe di Sant'Antonio e di Rio Grande fece un gran senso nell'animo del giovinetto. Tutto ciò ch'egli aveva udito e letto intorno a quel maraviglioso soldato della libert