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Aggiornato: 9 maggio 2025
E noti, signor mio, che se l'Ariberti corteggia la dama, può anche darsi che ella se ne sia avveduta. Almeno, è da supporsi. In questo caso, di due l'una, o passerò agli occhi di quella signora per un pusillanime, o per un amico troppo compiacente. E nell'un caso e nell'altro, le apparirò consapevole di un segreto che la riguarda, e senza giovare a lui, ne avrò il danno e le beffe.
Il nostro eroe ringraziava, ora colla voce, ora col gesto, e toccava il bicchiere, e beveva. Come l'Ariberti stando nella neve ricevesse il suo battesimo di fuoco. Era nevicato tutta notte e il mattino era freddo, il cielo coperto, l'alba grigia e stentata.
Evidentemente costei era una forastiera; che, quanto a giudicarla una provinciale, si opponevano del pari una schietta eleganza e quella bellezza singolare, che conferisce di primo lancio ogni diritto di supremazia, non che di cittadinanza, alla donna. Quella gentil figura colpì grandemente l'Ariberti, che dimenticò senz'altro il proposito fatto poc'anzi di andarsene.
Scusami; disse l'Ariberti, che aveva fatto, durante quell'apologia dell'amico, i più brutti versacci del mondo; ma la tua retorica non mi persuade. La vita è una bella cosa; ma per viverla ci vogliono quattrini. Che cos'è vivere? Essere. Ora, per essere, a questo mondo, bisogna parere.
Grazie! mormorò l'Ariberti, commosso da quella triste schiettezza. E diede frattanto un'occhiata furtiva a quel giubbone di color tabacco, che gli parve risplendere, appiccato alla parete, più glorioso di uno stinco di santo.
Socchiuse gli occhi indi li spalancò, guardando l'Ariberti come se volesse passarlo fuor fuori; e frattanto, senza muoversi dalla sua superba postura, diede la mano al Bonisconti, borbottandogli un asciutto buon dì, coll'accento cupo di un primo attore, che si prepara a recitare l'Amleto, od altra parte di forza.
Venne la domenica. Ma le domeniche la marchesa non andava a teatro, salvo che in certi casi eccezionali. E quella sera il caso eccezionale mancava; nè l'Ariberti poteva gloriarsi di esserne lui uno. Gli bisognò dunque aspettare il lunedì sera. Ma ohimè! per quanto lo spettacolo non avesse più il pregio della novit
Egli mi diceva sempre: veda, signora Paolina; di tutti i miei compagni, il migliore, il più sincero, il più studioso, è l'Ariberti. Caro Filippo! esclamò egli, mentre il rimorso, di cui sanno i lettori, gli dava un'altra e poderosa stretta. E sa Lei almeno, dove sia andato a mettere il nido?
Ecco un uomo che passa in tutta Torino per un accattabrighe, un rodomonte, un uomo senza cuore; ed è buono poi come il pane. Ben altra opinione aveva a farsene l'Ariberti, quando si sentì dire dal suo araldo di guerra che non bisognava far nulla. Si provò a sostenere il contrario, ma Tristano alzò le spalle e gli diede su per giù del ragazzo.
Bertone! esclamò il giovine, dando un sobbalzo e strabuzzando gli occhi dallo stupore. Come c'entra costui? Ecco, pigliate fuoco. Vraiment, je suis désolé.... Signor conte, interruppe l'Ariberti con piglio solenne, Ella ha la mia parola d'onore, ed io non seno un bambino. La cosa mi è parsa strana, ecco tutto. Ma come mai Bertone, il mio amico Filippo Bertone, ha potuto avvicinare la marchesa?
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