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Aggiornato: 9 maggio 2025
Miri al fianco destro del suo avversario, gli susurrò Tristano, nell'atto di dargli la pistola, e un po' fuori del corpo. Non si affretti a sgrillettare; prema lentamente col dito. Tenga il collo sodo, che non le avvenga di salutare la palla nemica. Acqua passata non macina. Farò come lei dice; mormorò l'Ariberti.
Quella allusione di lei ad una vita anteriore e lontana toccò l'Ariberti sul vivo. Perchè? Non lo sapeva nemmeno lui, ma forse perchè tutti noi, quando amiamo una donna, vorremmo sempre esser giunti i primi, alle porte del suo cuore, o vorremmo giungere i primi, quando, per un nostro capriccio, ci mettiamo sulla galanteria, disposti sì e no ad imbarcarci nel tenerume.
E a faccia a faccia colla natura immortale ci si provò a stare anche lui; l'Ariberti, s'intende. A dimenticare ciò che era stato fatto prima, non durò poi una gran fatica, perchè alla sua et
Certo; replicò Filippo Bertone ma assicurata questa, non hai libera anche la vita contemplativa? Non ti è forse consentito di startene coi tuoi libri, od anche co' tuoi pensieri, a goderti un'ora di pace? E crepi l'avarizia; non è egli vero? soggiunse ironicamente l'Ariberti. Come si vede, Filippo mio, che non sei innamorato!
Giselda lasciava fare; si concedeva di buon grado a quegl'impeti di affetto, ma senza ardore di compiacenza, e ad uno spettatore anche meno imbevuto di classicismo che non fosse l'Ariberti, avrebbe fatto ricordare la statua d'una bella dea dei tempi pagani, che si lasciasse umanamente involgere in una nube d'incenso, ma senza smuoversi d'un punto dal suo piedistallo.
Per questa volta, sebbene si trattasse di un uomo, l'Ariberti non uscì fuori dai gangheri. Era apparsa dal fondo e si illuminava beatamente in mezzo a quelle dei due coniugi la faccia gloriosa del contino Candioli; un paio di baffi biondi che andavano a smarrirsi nella cascata di due ventole bionde, uscenti senza soluzione di continuit
Gli allegri giovani, quasi tutti suoi compagni di studio, gli avevano dato una superba guardata, senza scomodarsi altrimenti a salutarlo. Anche l'Ariberti, che era il più esposto, perchè più vicino ai cristalli, era rimasto cogli occhi in aria, facendo le viste di badare a tutt'altro. Sempre i medesimi stracci! disse il Ferrero, che era di tutti il più accanito contro il povero Bertone.
-Ma sai, diss'egli poscia, sviando modestamente il discorso, che tu mi sembri un nuovo Don Giovanni Tenorio! Se la va di questo passo, giungerai presto alle mille e tre. No, questa è proprio l'ultima; esclamò l'Ariberti con accento di convinzione profonda; oramai lo sento, non amerò più altra donna. Figurati, amico mio, una vera Giunone. Ah, questa volta abbiamo dato la scalata all'Olimpo.
L'Ariberti non ebbe animo di protestare contro questa nuova maniera d'ostracismo. E non era mica un giovine di cattivo cuore; anzi, bisogna dire che gli rincrescevan assai le parole del Ferrero. Ma in fondo in fondo, o come sarebbe egli stato possibile di sostener l'onore del giubbone color tabacco dell'amico Bertone? Segnatamente l
Ecco un poeta modesto! notò l'Ariberti vedendo a pie' della pagina un nome solitario, cioè senza la compagnia del casato. Generalmente, in questi campi chiusi della vanit
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