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Ambrogio Bembo trovandosi insieme ad un suo zio console veneto in Aleppo, intraprese nel 1670 un viaggio alle Indie orientali, che durò quattro anni. La relazione di questo viaggio, della quale una parte è dedicata alla Persia, trovasi nel Morelli: Dissertazione sopra alcuni viaggiatori veneziani poco noti.

Nelle più difficili intraprese, quando devi persuadere tuo marito a far cosa giusta, ma che non gli garba, devi piegare parole e cose, in modo che gli sembri di voler egli stesso ciò che tu desideri da lui. Un marito di mia conoscenza si vantava di avere una moglie, che lo assecondava in tutto e non lo contraddiceva mai, nelle grandi, nelle piccole cose.

Poi contò i denari che gli eran rimasti. Appena cento lire! Sospirò, soffiò. Sempre così! Non so mai misurare il cuore secondo le forze! Il duca Giovanni di Casalbara e il commendator Francesco Kloss erano intimi fra di loro, per via delle comuni intraprese donnesche.

Montati in camera, questi intraprese la metamorfosi di Enrico, vestendolo di nero; poi andarono dal cappellaio, poi dal Mosconi il calzolaio dei nobili, poi dal Prandoni.

A scusa di mastro Bernardo non va dimenticato, per altro, che questa è la sorte di tutte le umane intraprese; chi fa falla, dice il proverbio, e non tutte le ciambelle riescono col buco. Lasciamo il Cappa col grosso della compagnia, e seguitiamo mastro Bernardo. Egli giunse, colla sua spada appesa sugli òmeri, all'altezza della finestra di Gilda, proprio nel punto che si spegneva la lampada.

Così lanciato in pastura all'attenzione pubblica, il signor Tenca cominciò a scrivere un giornale di mode. I suoi articoli, vivi e forbiti, furono distinti. Passò alla Rivista Europea, ove i suoi articoli di critica lo misero ancora più in evidenza. Allora intraprese, per suo conto, un giornale letterario e politico, il Crepuscolo, ove, più di una volta, stuzzicò i nervi della polizia austriaca. L'imperatore Francesco Giuseppe arriva a Milano nel 1856, ed il signor Tenca, il quale aveva di gi

Il nome così pretensioso del napoleonide era in troppo comica sproporzione con le sue intraprese; e le lettere querule che il vecchio re Luigi mandava a Luigi Filippo per iscusare il jeune étourdi, certamente non rialzavano la riputazione del principe.

Il duca non l'ama dunque? Ecco ciò che io non sono giunto ancora a sbrogliare. Quando gli affari di Stato mi daranno un po' di tregua, intraprenderò questo subietto. Ma come volete che io mi prodighi adesso ad interrogarlo su queste minuzie, quando io ò il tempo appena di estorquergli i tradimenti di quel botolo di Metternich, i segreti di quel mastro di astuzie di Nesselrode, e di farlo pronunciare sulle intraprese del signor Thiers e del signor Guizot? Dietro questi informi, io mi reco alla Borsa e vi fo l'alto e basso. Mi vi mettono a partito ve lo giuro! Io li forvio e smarrisco con delicatezza. Ma ordini a proposito, ed il père Claret mi adora come un dio. Il duca

Affranto dalla caduta e dai colpi che gli fioccavano addosso da ogni parte, il Prina giacea steso a terra nella via del Marino, dinanzi al suo proprio palazzo. Un vinaio, la cui casa sorgea presso, cogliendo un momento in cui la moltitudine parea titubante intorno a che avesse a farsi di quel corpo immobile, gli si avventò sopra, sel pigliò in braccio, corse a casa sua, entrovvi, chiuse la porta e la sbarrò; e lieto poscia di questo primo successo, portò il ministro nella sua cantina, ove sperava poterlo nascondere. Ma l'istessa azione di quell'onesto avea fatto ridesta dalla passaggera inerzia l'addensata moltitudine; credette essa avere perduta la sua preda, ed agognò subito un'altra vittima che ne tenesse il luogo; è anzi verosimile che non sarebbesi più appagata d'una sola. Scagliarono una grandine di sassi contro la casa del vinaio, ne ruppero le imposte; e taluno propose di appiccarvi il fuoco, acciò nessuno di quelli che vi si erano rinchiusi potesse scampare. Udiva il vinaio queste minacce, e non erane atterrito; ma il ministro, al quale pochi istanti di riposo aveano ridonato un po' di forza, comprese non esservi più scampo per , ed anzi aver egli a cagionare la perdita di chi avea tentato di salvarlo, se rimanea quivi. Alzossi pertanto, e trascinatosi a stento per la scala fino alla porta di strada, l'aperse e presentossi di nuovo alla moltitudine, dicendo: «Sfogate sopra di me l'ira vostra, e almeno ch'io ne sia la sola vittima». Volle pure pregare, ma l'inferocita impaziente moltitudine non gliene diede tempo; avventoglisi addosso con quell'impeto con cui il fanciullo afferra il trastullo da lungo tempo bramato, e sopra di esso intraprese le più orribili esperienze, come se avesse voluto conoscere qual somma di patimenti possa l'uomo durare senza morire, e libare a centellini il calice della vendetta. Il conte Prina fu strascinato vivo per le vie di Milano per ben quattr'ore, coperto di fango e d'oltraggi, battuto, spinto, punzecchiato dagli spuntoni degli ombrelli. Finchè ebbe voce, non cessò di proferire tratto tratto la sacra parola di misericordia, e finchè ebbe facolt

Lo sventurato non sapeva l'abisso che sua sorella scavava sotto i suoi piedi per salvarlo! I delegati di Sicilia avevano mancato all'appello, per un equivoco di corrispondenza. I membri del comitato, salvo tre, erano radicalmente inetti, e di qui, i ritardi, la confusione, lo scacco in tutte le intraprese.