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Aggiornato: 23 giugno 2025


Quella vecchia passione, che abbiamo testè colta sul fatto, era il lato debole di Bonaventura, il punto vulnerabile di quel nuovo Achille, anch'egli, come l'antico, mal tuffato nello Stige. Egli era dunque confuso, inebriato dai fumi della vittoria. Tutto il passato, colle sue combattute speranze, co' suoi desiderii insaziati, colle sue ire profonde, gli ribolliva nel cuore.

Quasi sempre, in quei rari momenti, un altro sorriso mi riappariva; quello di Giuliana ancora inferma sui guanciali, il sorriso impreveduto che "s'attenuava, s'attenuava senza estinguersi." E il ricordo del lontano pomeriggio quieto in cui avevo inebriato d'un'ebrezza ingannevole la povera convalescente dalle mani così bianche; il ricordo della mattina in cui ella s'era levata per la prima volta e a mezzo della stanza m'era caduta fra le braccia ridendo e ansando; il ricordo del gesto veramente divino con cui ella m'aveva offerto l'amore, l'indulgenza, la pace, il bisogno, l'oblio, tutte le cose belle e tutte le cose buone, mi davano rimpianti e rimorsi senza fine disperati. La dolce e terribile domanda che Andrea Bolkonsky aveva letto sul viso estinto della principessa Lisa, io la leggevo di continuo sul viso ancor vivente di Giuliana: "Che avete fatto di me?" Nessun rimprovero era uscito dalla sua bocca; per diminuire la gravit

Pietro Laner, inebriato, esaltato dall'amore di Nora, era ritornato poeta; quando Matteo Cantasirena gli ebbe accennato ai pericoli della Cisalpina, per le mene dei soliti nemici, e gli ebbe confidato che Eleonora non era corsa a Milano per la prova di certe toilettes, come gli aveva dato ad intendere, ma bensì a raccogliere armi e vettovaglie per la grande battaglia, Pietro Laner, il poeta dell'Invito, dell'Incanto, dell'Inganno, aveva avuto un impeto di entusiasmo e di gioia.

Egli non si era accorto della piccola ruga che appariva sulla fronte nitida, fulgente di Nora, e che diventava profonda, sinistra;... non si era accorto nemmeno della macchia rossa di vino che aveva in mezzo allo sparato, sulla camicia bianca; quella macchia rossa che il Casalbara, nel suo torpore sonnolento, vedeva farsi sempre più grande, fastidiosa, opprimente, e che, adesso, gli ricordava i giornali, i debiti, le gesta dello zio Matteo, che gli faceva sentire, persino in quel benessere, nella quiete raccolta del salotto, così vicino a Nora, così riscaldato, così inebriato da Nora, la sghignazzata plebea, cinica, brutale del Kloss!

Ma c'ero anch'io tra quella folla! diceva il giovane, guardando la bella creatura con gli occhi inondati da lacrime di gioia c'ero anch'io, e ti ho veduta affacciarti... È stata come un'apparizione divina... Sono io che ho gridato in mezzo al silenzio profondo, che succedette un istante al tuo apparire: Viva la Amieri!... Ah, tu non hai riconosciuto la mia voce?... Forse perchè la mia voce tremava... come ora... ed io era più inebriato, più commosso di tutti da quella festa...

Si levò la mensa, e tutto inebriato di amore, me ne andai a dormire, con speranza di riposare, pensandomi che l'infirmitá dell'animo fossero come quelle del corpo, che col sonno s'acchetassero. Ma il sonno fu peggio che la cena: perché l'infirmitá dell'animo nel giorno s'addormentano per la conversazione degli amici, ma nella quiete della notte si destano le pene e gli amorosi pensieri.

E' scandagliava la pallidezza di quel sembiante... e vi scorgeva la trasparenza! E' si aspettava a ritrovar su quella fronte le stigmate dell'ambascia... e vi leggeva l'elevazione della preghiera! La desolata si cangiava in fata; la fata cingeva l'aureola di una santa. Che distanza dalle voluttuose bellezze che l'avevano inebriato alla corte di Pietroburgo!

Con le idee tumultuanti tornava su ciò che avea fatto. Il suo addio al mondo non era triste: ella avea lasciato un artista inebriato della sua bellezza: gli avea dato ispirazione per un capolavoro: il suo corpo vivrebbe all'ammirazione. Sollevò la sua bella persona dalla sedia. Guardò contro luce la fialetta datale dal Weill-Myot; scosse il capo; pareva non le andasse a genio.

«La locomotiva che attraversa la terra come un conquistatore inebriato di fumo e di possanza; questo sorprendente meccanismo che accelera il moto dell'uomo e la diffusione delle idee non ha forse relegati nelle cave di carbon fossile migliaia e migliaia di sciagurati, perchè muoiano nelle impure esalazioni a benefizio del progresso che cammina?

L'obbediente, dunque, col lume della fede nella veritá, arso nella fornace della caritá, unto d'umilitá, inebriato di Sangue, con la sorella della pazienzia, e con la viltá avilendo se medesimo, con fortezza e longa perseveranzia e con tucte l'altre virtú, cioè col fructo delle virtú, ha ricevuto il fine suo da me, suo Creatore.

Parola Del Giorno

branchetti

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